E arriva un altro no da parte di Ubi Banca sull’Ops lanciata da Intesa. I soci dell’istituto di credito bresciano non ci stanno e rispediscono l’offerta al mittente.

A metà Febbraio il secco no dell’istituto guidato da Victor Messiah era stato motivato con “è un’offerta inadeguata”. In quanto sembravano abbastanza poche le 17 azioni del nuovo gruppo promesse, per ogni 10 azioni di Ubi.

Più l’eventuale “bonus” da calcolare in base al valore di chiusura dell’ultima seduta precedente alla proposta (leggi anche: “Offerta Intesa Ubi: coronavirus non cambia la road map”).

Sempre ai tempi della prima offerta, Intesa valutava Ubi 4,9 miliardi di euro, altra cosa che non è affatto piaciuta né a Messiah né tantomeno ai soci della banca bresciana. Il CEO definì l’offerta inaccettabile, il valore stimato per Ubi Banca è pari a circa il 60% del patrimonio netto.

Ubi Banca: la situazione attuale

Ora, il suddetto valore di Ubi si è dimezzato, causa coronavirus e conseguente crollo dei mercati. Se poi c’è anche la Bce a metterci il suo zampino, allora la situazione si complica ancor di più.

Ricordiamo infatti che la Bce ha consigliato (“ordinato”) di non distribuire i dividendi 2020, ma di tenere la cifra corrispondente in cassa e aumentare di conseguenza la liquidità della banca. Che verrà poi usata per finanziare le aziende e far ripartire l’economia.

In situazioni di emergenza come questa, potrebbe essere l’idea giusta. Ma distribuirli poi ad Ottobre, magari in piena fase post-epidemia, potrebbe creare non pochi problemi alle banche italiane.

Detto ciò, attualmente sembra chiaro che il valore dell’istituto di credito bresciano si sia praticamente dimezzato, d’altronde come successo anche a tutte le altre banche italiane. Chi più, chi meno.

Quindi, Intesa evidentemente avrà valutato l’acquisizione di Ubi Banca in circa 2,5 miliardi di euro. Una cifra veramente bassissima per un istituto di credito di questo calibro. Stiamo parlando pur sempre della terza-quarta banca in Italia che, a nostro avviso, ha ancora margini di crescita mostruosi.

L’assemblea straordinaria e il “no”

L’assemblea straordinaria degli azionisti è stata fissata per oggi, 8 Aprile 2020. Ma nella giornata di ieri è arrivato il primo secco no da parte di Car, ovvero uno dei tre patti di sindacato che partecipa in Ubi Banca. La quota di Car in Ubi ammonta al 19% del capitale.

Ancora una volta, quindi, arriva un no stizzito da parte di Ubi che attraverso il Car definisce l’operazione “priva, ancor di più oggi, di razionali economici”.

E ancora, il Car precisa anche che la proposta “comporta la compressione di legittimi diritti degli azionisti”.

Assolutamente diversa invece la visione di Carlo Messina, a.d. di Intesa San Paolo. Ebbene, per il CEO dell’istituto lombardo l’aggregazione di Ubi Banca in Intesa porterebbe ad una elevata patrimonializzazione. Oltre ad una robusta copertura dei crediti deteriorati, una notevole “dimensione” del nuovo istituto di credito, diversificazione dei business, e infine alta capacità di investimento.

Signore e signori, riparte ufficialmente il risiko bancario italiano. Nei prossimi giorni ci aspettiamo ulteriori proposte di acquisizione-aggregazione-fusione da parte di altre banche della Penisola.