Il fallimento della britannica Flybe, probabilmente, sarà solo il primo di una lunga serie. Tutte le compagnie aeree stanno attraversando un momento difficilissimo, con flotta a terra e acquisto di biglietti ridotto quasi al 100%. Insomma il settore è al collasso.

La prima a chiudere i battenti causa coronavirus è stata la compagnia regionale più grande d’Europa, nonché leader dei voli interni nel Regno Unito. Flybe copriva il 40% delle rotte interne britanniche.

Ma la compagnia aerea low-cost non era in salute già prima che scoppiasse la pandemia, un po’ come la nostra Alitalia.

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Di seguito tutti i dettagli sul fallimento di Flybe.

Fallimento Flybe: il punto della situazione

La nota compagnia aerea britannica è entrata in amministrazione controllata già nei primi giorni di Marzo. Il governo ha anche provato a salvarla, ma evidentemente ha poi preferito non erogare prestiti pubblici al vettore aereo. Il fallimento è quindi servito.

Ad inizio anno il governo britannico aveva strizzato l’occhio alla compagnia aerea, concedendo un’esenzione fiscale alla società utile proprio a compensare le perdite ed evitare il fallimento.

Era già pronto un prestito pubblico da 100 milioni di sterline, poi congelato sempre causa coronavirus. Evidentemente il governo britannico ha preferito stanziare questi fondi per altre attività, al momento più rilevanti (ad esempio per la sanità pubblica).

Dopo due mesi, appena dopo aver appreso che il governo non aveva più intenzione di concedere il prestito pubblico da 100 milioni, la compagnia Flybe ha dichiarato la cessazione dell’attività.

Possiamo affermare con certezza che è stato il coronavirus a dare il “colpo finale” alla compagnia low-cost britannica.

La società britannica e le analogie con Alitalia

Il fallimento di Flybe si poteva anche evitare, ma recuperare il profondo rosso registrato dall’azienda era più che altro una “missione” difficilissima da portare a termine. Il vettore aereo, negli ultimi anni ha registrato un calo di passeggeri ed ha dovuto anche eliminare alcune tratte.

Ma fino a poco prima del fallimento, Flybe possedeva ben 2000 addetti e un trasporto medio annuo pari a 8 milioni di passeggeri.

Ovviamente i passeggeri sono diminuiti a dismisura e le prenotazioni si sono ridotte di quasi il 100% dall’inizio della pandemia sino a Maggio. Tratte eliminate e flotta a terra non hanno fatto che alimentare sempre più il passivo della società.

Fino a che il governo britannico ha deciso di non dare più alcun aiuto statale alla compagnia low-cost britannica.

Ben diversa invece la situazione in Italia, anche se Flybe non è paragonabile ad Alitalia.

La nostra compagnia di bandiera infatti trasporta in media oltre 20 milioni di passeggeri l’anno, effettua anche rotte intercontinentali a lungo raggio e possiede ovviamente una flotta molto più grande di quella di Flybe.

Nel nostro caso, il governo italiano ha provveduto a stanziare 3,7 miliardi di euro per evitare il fallimento della nostra compagnia di bandiera. La nazionalizzazione è quindi in corso.