Abbiamo sempre difeso il Made in Italy e lo faremo ancora. Ci siamo sempre battuti per una giusta informazione, dando un quadro completo su ogni argomento trattato. Stavolta, a malincuore, cercheremo di parlare delle aziende italiane e della situazione complicata che si è venuta a creare.

Le maggiori aziende italiane, spesso vere e proprie icone del Made in Italy, stanno scappando via. E nessuno le ferma. Possiamo citare Telecom Italia, il maggior azionista ora è la francese Vivendi, o anche Pirelli ormai in mano ai cinesi.

Per non parlare di quelle che invece falliscono, ovvero vanno in liquidazione. Il caos è già scoppiato, nel 2020 toccherà (forse) ad Alitalia e all’ex-Ilva. Una è la nostra compagnia di bandiera, l’altra è l’acciaieria più grande d’Europa.

I marchi, i gruppi e le società

In economia e commercio il governo italiano è stato bocciato. Non rimandato, bocciato. Stentiamo anche noi a crederci, ma da qualche anno a questa parte le manovre economiche sono a dir poco strampalate. Tutte.

Possiamo partire dalla privatizzazione di Poste Italiane, il gruppo che si occupa per l’appunto dei servizi postali. Un po’ per la crisi, un po’ per non si sa cosa, il governo italiano ha venduto le proprie quote (era azionista di maggioranza) e buonanotte.

La prima fabbrica del Sud Italia è stata l’Alfa Sud. Poi passata a Fiat, con gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco (NA) e Matera. La Fiat è da sempre il gruppo automobilistico italiano per antonomasia, vero e proprio simbolo del BelPaese. Durante la crisi del 2009 rischiò addirittura di fallire, e l’Italia non mise neanche un quattrino per il salvataggio. Fiat diventò americana e ciao ciao.

Per quanto riguarda invece i marchi, dall’abbigliamento ai prodotti alimentari, abbiamo fallito su tutti i fronti. Tra pseudo-fusioni con aziende straniere e cambio di “residenza”, in Italia c’è rimasto ben poco. Gucci, che non ha bisogno di presentazioni, è passata sotto il controllo della francese Kering; invece Fendi al gruppo rivale (sempre francese) LVMH. L’italiana Borsalino è addirittura scomparsa, fallimento totale. Ma noi italiani non eravamo famosi per lo stile e la moda ?

Beh, se è per questo siamo conosciutissimi anche nel settore alimentare. Si dice che la cucina italiana sia la migliore al mondo. Questo vale anche per i formaggi, infatti in Italia comanda la francese Lactaris, che ha anche il “monopolio” dell’export di Parmigiano Reggiano, probabilmente il prodotto italiano più famoso e amato.

Per citarle tutte non basterebbe un libro. C’è anche Melegatti, famosa per aver inventato il Pandoro, e l’aceto balsamico Modena, vero e proprio simbolo del Made in Italy.

E ci sono anche le aziende semi-sconosciute a molte persone, ma che svolgono un ruolo fondamentale nell’economia italiana, per le infrastrutture della Penisola e per l’edilizia. Parliamo ad esempio di ItalCementi, e di Società Italiana Condotte d’Acqua. E ancora un’altra serie di nomi di fonderie, fabbriche ed altro ancora.

La situazione attuale

Quest’anno invece toccherà (forse, non si sa) ad Alitalia, storica compagnia di bandiera. Il fallimento è dietro l’angolo. Questo perché chi doveva investire e risollevare il gruppo (ovvero Atlantia), si è tirata fuori a causa della probabile revoca della concessione di Autostrade per l’Italia. E’ così che funziona, tu dai una cosa a me, io do una cosa a te. Ma il governo italiano non è in grado di prendere parte a questo tipo di contrattazione. Ci fanno fessi.

Poi c’è l’ex-Ilva. Il governo italiano non ha voluto appoggiare le condizioni richieste da Arcelor Mittal, che fra l’altro non erano niente di speciale. Ma il governo ha voluto dimostrare la sua forza, il suo potere. E Arcelor Mittal lascia l’Italia e va ad investire 6 miliardi di euro in India. Migliaia di persone rimarranno senza lavoro e senza futuro.

E la Whirpool di Napoli ? Stessa identica cosa. E Magneti Marelli ? Uguale.

Ma a questo punto, pensiamo che sorga spontanea una domanda : ma chi resta in Italia ?

Perché continuando di questo passo in pochissimi anni ci ritroveremo senza niente. Siamo il paese più indebitato d’Europa, e non è escluso che potremo diventare anche il più povero. Non è che noi siamo l’Italia e allora automaticamente stiamo bene, oppure automaticamente abbiamo i soldi (giusto per usare un espressione semplice). E poi anche le banche non se la passano poi così bene, anzi. Dopo il fallimento delle banche venete e di MPS, ora gli istituti di credito si stanno sbizzarrendo con fusioni e partnership.

In Italia regna il caos, ci stiamo avvicinando al punto di non ritorno.

Teniamolo presente. Tutti noi.