Il noto gruppo editoriale italiano, Mondadori, mette in atto l’operazione già annunciata nei giorni scorsi dall’amministratore delegato. Stiamo parlando della cessione delle quote del gruppo relative a “Il Giornale”, famoso quotidiano nazionale.

Ebbene, l’operazione rientra negli obiettivi dichiarati dal gruppo per il 2020 ovvero la riduzione degli asset, soprattutto di quelli che il gruppo non gestisce in modo diretto.

Mondadori riduce del 50% la sua quota nel capitale del quotidiano, e la cede alla Paolo Berlusconi Financing. Il gruppo rimane così nel capitale de “Il Giornale” con una quota di minoranza, ma non uscirà del tutto.

Mondadori: la situazione attuale

La partecipazione di Mondadori passa dal 37% a circa al 18,45%. E se la quota del gruppo di Segrate diminuisce, quella della Paolo Berlusconi Financing aumenta. Certo, dal punto di vista gestionale cambia poco dato che la P.B. Financing già deteneva il 57,10% de “Il Giornale”, valore che ora dovrebbe superare il 75%.

Le quote restanti sono invece detenute dalla Periodica s.r.l., altra nota società del settore che ha nel suo “portafogli” noti quotidiani sportivi come “Tuttosport” e “Corriere dello Sport”. A quanto pare Mondadori non vedeva l’ora di liberarsi del “pacchetto Il Giornale” a causa delle continue perdite riportate dall’asset.

L’andamento economico-finanziario

L’annuncio di cessione delle quote arriva soltanto 24 ore dopo la pubblicazione del bilancio dell’ultimo esercizio. Mondadori torna a distribuire il dividendo dopo ben 8 anni, e sicuramente vuole continuare su questa linea.

La cessione degli asset “malati” (per il gruppo di Segrate) è diventato quindi un obbligo, Il Giornale a fine 2018 ha riportato una perdita di ben 9,6 milioni di euro, in netto aumento rispetto l’anno precedente (6,6 milioni di euro). Il volume d’affari è risultato pari a 27,5 milioni di euro.

Ma Mondadori non si fermerà di certo qui. Prima della cessione del 50% detenuto ne Il Giornale, il gruppo editoriale aveva ceduto altri asset ritenuti non-core. Citiamo ad esempio le proprie quote di appartenenza relative al settimanale “Panorama”. La prossima mossa riguarderà anche il settore libri ed il segmento digital.

Il punto sulla stampa italiana

Da qualche mese a questa parte, il settore editoriale italiano sta vivendo profondi cambiamenti. Da Carlo De Benedetti che presenta un’offerta ai propri figli per riprendersi “La Repubblica” fino alle acquisizioni effettuate da John Elkann per quanto riguarda lo stesso gruppo editoriale Gedi (Leggi anche: “Exor vuole acquisire Repubblica, Espresso, La Stampa”).

Insomma, la stampa italiana sta cambiando volto, così come il modo di approcciarsi ad essa. Prima c’erano i giornali di partito, ora invece la politica acquisisce i giornali tramite holding e società di terze parti, nascondendo quindi la vera finalità dell’operazione (a voi le conclusioni).

Oggi si fa così, anche perché l’esperienza insegna. I giornali controllati dallo Stato (e dai partiti) ad esempio come l’Unità, La Padania, Europa e Liberazione, si sa che fine hanno fatto.