La Germania entra ufficialmente in recessione tecnica. I dati riguardanti l’ultimo trimestre non sono affatto incoraggianti e vedono il PIL tedesco in forte contrazione (-2,2%). Si tratta del secondo trimestre consecutivo che risultati scendono sotto lo zero (su base trimestrale).
A dirla tutta però, la Germania è in crisi già da metà del 2019, poi quest’anno il Covid-19 ha fatto il resto (leggi anche: “Germania: crolla produzione auto (-9%) ed export (-13%)”).
Si tratta della diminuzione più forte del PIL dall’ultima recessione globale, ovvero 2008/2009. Infatti nel primo trimestre del 2009 la Germania registrò un crollo della crescita del PIL pari a -4,7%.
E molto probabilmente nel prossimo trimestre la Germania si avvicinerà pericolosamente al valore raggiunto a inizio 2009. Ricordiamo infatti che il lockdown è stato introdotto solamente il 22 Marzo, ovvero a fine trimestre.
Quindi l’impatto con il Covid-19 risulterà molto più duro nel secondo trimestre del 2020. Anzi, i dati relativi all’effetto pandemico inizieranno proprio da lì.
Per la Germania, è già recessione.
Si prevede quindi un secondo trimestre difficilissimo per la Germania, esperti ed analisti stimano una contrazione del PIL pari al -10%. Il governo tedesco invece, secondo le sue stime, il PIL non dovrebbe scendere oltre il 6,3%. Si tratta comunque di un valore-monstre, il più alto dal secondo dopoguerra ad oggi.
Insomma la Germania quest’anno dovrà fare i conti con la recessione. Solamente nel primo trimestre (che, come già detto, non riporta del tutto le contrazioni economiche derivanti dal lockdown) i consumi delle famiglie tedesche sono diminuiti del 3,2%. Mentre la formazione di capitale fisso in macchinari e attrezzature si è ridotta notevolmente (-6,9%), mentre è in aumento del 4,1% quello relativo alle costruzioni.
La spesa pubblica invece, è aumentata dello 0,2%. Lo stesso valore (ma anche quelli precedenti) risulterà in netto aumento negativo già dal prossimo trimestre.
Va malissimo anche sul fronte delle esportazioni, ridotte del 4% (valore complessivo). Segnaliamo anche la diminuzione delle importazioni di beni e servizi (-1,6%).
E questi parametri non sono assolutamente da sottovalutare, anzi. E’ proprio da loro che dipende il PIL tedesco. Ricordiamo infatti che il commercio estero rappresenta il 50% del PIL tedesco, quindi la frenata del commercio globale non può che mettere ulteriormente in difficoltà la Germania.
Il PIL italiano ad esempio, soffrirà meno riguardo l’import-export. Il commercio estero vale infatti meno di un terzo del PIL dell’Italia.
Inoltre si registra un export tedesco molto più debole di quello italiano. Segnaliamo il crollo della vendita di auto pari addirittura a -19% (contro il nostro -8%), e la migliore performance italiana riguardo i beni di consumo come prodotti farmaceutici, alimentari, abbigliamento e così via.
Ma non c’è da festeggiare né tantomeno da sentirsi in una posizione favorevole. Infatti il calo produttivo della Germania si trasmetterà anche alle aziende italiane integrate nella “catena” commerciale italo-tedesca e, più in linea generale, europea.
Quindi se frena l’export tedesco, di conseguenza assisteremo ad una notevole diminuzione anche di quello italiano.
Ma non significa che il nostro PIL sia legato in maniera indissolubile a quello tedesco.