Le multinazionali estere ne approfittano sempre più dell’instabilità del governo italiano. Ora tocca a Coca-Cola, che minaccia di fermare investimenti e assunzioni in Italia. La causa? Plastic Tax e Sugar Tax, le nuove tasse che rientrano nella Manovra Finanziaria 2020.

Il governo italiano continua ad aggiungere nemici alla sua lunga lista, gli investitori esteri continuano a scappare e noi rimaniamo come sempre con un pugno di mosche in mano. Stanno per saltare anche un paio di stabilimenti di Coca-Cola Italia, i dipendenti sono a rischio. Ancora una volta.

La chiusura di importanti aziende e stabilimenti, è ormai all’ordine del giorno. Quindi il caso Coca-Cola si va ad aggiungere a quello dell’ex-Ilva, di Magneti Marelli, Alitalia, Moby-Tirrenia, Whirpool, Popolare di Bari, e chi più ne ha più ne metta.

Coca-Cola Italia: la situazione attuale

Le nuove misure fiscali, in vigore dal 2020, peserebbero per 160 milioni di euro sul bilancio di Coca-Cola Italia. Un valore rilevante, che acquisisce ancor più importanza se rapportato al calo del 25% di Coca-Cola, negli ultimi 10 anni.

E allora ecco il dietrofront del colosso americano. Il mercato italiano non promette nulla di buono, anzi continua a registrare un calo continuo delle vendite, se poi si aggiungono anche le nuove tasse, la situazione si fa complicata.

Coca-Cola ha così deciso di bloccare i 40 milioni di euro da investire in Italia (previsti nel piano industriale 2020), e insieme ad esso anche tutti i piani di assunzione previsti per il nuovo anno. Un bel guaio.

Gli stabilimenti

E non è tutto. A correre il rischio maggiore sono proprio i dipendenti di Coca-Cola Italia, alcuni stabilimenti sono già stati dichiarati a “rischio-chiusura”. Il più vulnerabile di tutti è quello di Marcianise (CE), seguito da Nogara (VE), e Oricola (AQ).

Marcianise probabilmente può dire addio agli 8 milioni di euro di investimenti previsti, insieme alle nuove assunzioni. Caos anche per lo stabilimento di Oricola, dove la plastica rappresenta il 100% dei contenitori utilizzati (per Marcianise invece il 70%). La plastic tax quindi colpirebbe lo stabilimento “al cuore”, e le misure finanziare previste porterebbero alla chiusura della fabbrica. E migliaia di persone si ritroverebbero senza più un lavoro, andando a peggiorare una situazione già di per sé complicata.

Il marchio Fanta

Ma c’è di più. Il marchio Fanta (controllato da Coca-Cola), che produce l’aranciata probabilmente più famosa al mondo, sette mesi fa ha lanciato sul mercato la nuova bibita fatta esclusivamente con arance rosse di Sicilia. E rigorosamente a marchio i.g.p..

Ebbene l’azienda ha già dichiarato che teme di dover acquistare le arance dall’estero e non più dalla Sicilia. A quanto pare il prezzo delle arance siciliane è molto più alto di quelle estere. La nuova Fanta Arance Rosse di Sicilia sta per scomparire.

E insieme ad essa, anche i futuri investimenti, le nuove assunzioni e il lavoro negli stabilimenti di Coca-Cola Italia.