L’impatto notevole delle criptovalute nel mondo finanziario ha dato vita a diverse tematiche interessanti per tutelare l’uniformità alle leggi tradizionali.
La decentralizzazione delle blockchain e la completa assenza di regime fiscale per il mondo crypto hanno indotto gli Stati a valutare scenari che arginassero o quantomeno regolassero tale condizione.
In Italia la Senatrice Elena Botto, del Movimento 5 Stelle, ha presentato un disegno legge per identificare meglio gli asset crypto.
Una volta presentato il nuovo disegno di legge italiano per il mondo crypto, ma cosa cambia concretamente?
Sommario
La Senatrice Elena Botto, nel suo disegno di legge, mostra diverse similitudini con la proposta precedente dell’onorevole Davide Zanichelli. Nello specifico le condizioni riproposte nella stessa sostanza sono quattro, vediamole meglio.
Unità matematica crittografata: vi è l’introduzione di un comune denominatore degli asset crittografici, così da avere un’unità matematicamente controllabile.
Asseverazione: il secondo punto di unione si identifica con il ricorso a una perizia asseverata per bloccare le valute virtuali nel loro controvalore.
Plusvalenze: uno delle condizioni più discusse riguarda l’assoggettamento delle plusvalenze. Nella condizione in cui ci fosse il superamento della soglia di 51.645,69 euro in valute virtuali (controvalore) nel wallet, vi sarebbe un’imposta sostitutiva per controllarne la variazione. Condizione questa essenziale per determinare un possibile regime fiscale in proiezione futura.
Meccanismi presunti: il disegno di legge Botto si caratterizza di una serie di meccanismi presunti sottolineati nella proposta dell’onorevole Zanichelli.
Preso atto delle condizioni riportate nel disegno di legge è opportuno sottolineare che viene anche esplicitato l’irrilevanza sul piano fiscale della valuta virtuale su altra valuta virtuale. Negli anni la tematica della fiscalità tra valute virtuali è stata molto accesa, ma si è giunti alla conclusione che in questa specifica condizione non si generano plusvalenze imponibili.
Altra condizione su cui il disegno di legge pone l’accento è l’obbligo della dichiarazione delle valute virtuali nel quadro RW della dichiarazione dei redditi dei cittadini. Sia il disegno di legge Zanichelli che quello Botta sottolineano come vi sia l’obbligo di dichiarazione solo nel caso in cui il controvalore, delle valute virtuali, superi i 15 mila euro di soglia.
Attualmente però, non in modo ufficiale, gli asset esteri sono stati definiti come soggetti all’obbligo di dichiarazione, siano questi appartenenti a un wallet in Italia o all’estero.
Nel disegno di legge viene anche circoscritta la definizione di valute virtuali e di tutti gli aspetti legati ai prestatori di servizi per l’utilizzo di valuta virtuale.
Per quanto concerne la definizione di valuta virtuale viene sottolineato come ci debba essere una finalità di investimento, mentre nel caso dei servizi per l’utilizzo è opportuno circoscrivere i soggetti che eseguono le attività di cambio e intermediazione. Tali condizioni si uniformano in modo coerente con quelle che sono le disposizioni europee, garantendo allo Stato un maggior controllo anche se non necessariamente diretto.
Tra i disegni di legge Zanichelli e Botto vi è anche una differenza sulle aliquote. La proposta precedente introdusse un’aliquota fissa al +4% sulla plusvalenza maturata, mentre il disegno Botto prevede un’aliquota progressiva al +8% sulle plusvalenze sull’ammontare di 500 mila euro, +9% con valori superiori a 500 mila euro e un’aliquota al +10% per importi che superano il milione di euro.
Come è facile dedurre, la proposta della Senatrice Elena Botto, tanto quanto quella dell’onorevole Davide Zanichelli rappresentano un passo in avanti notevole per la fiscalità delle criptovalute. Sebbene vi sia un miglioramento per quanto concerne gli asset, non vi sono ancora disposizioni chiare sugli NFT.
I non fungible token al momento sono ancora in un limbo che non solo non li definisce legalmente, ma non li vincola a nessun regime fiscale. La decentralizzazione degli NFT al momento è una problematica ancora più rilevante delle criptovalute tradizionali.
La proposta di legge Zanichelli non ebbe successo a causa di diverse problematiche legate alla fine della legislatura, non ci furono tempi utili per approvare la legge dopo la discussione avvenuta in Senato. Il disegno di legge Botto è stato presentato alla fine del mese di marzo, gli esperti di finanza sono convinti del fatto che anche questo può in qualche modo decadere nel tempo senza ottenere l’approvazione.
Purtroppo, analizzando le tempistiche canoniche, è possibile che la proposta possa arenarsi e non essere approvata prima della fine della legislatura. Condizione questa che trova riscontro soprattutto nel fatto che si stanno avviando le fasi di una legge proroga per non trascurare l’argomento.
Un componente fondamentale, per accelerare i tempi di regolazione della fiscalità delle criptovalute potrebbe essere il conflitto tra Russia e Ucraina. La compagine russa potrebbe utilizzare transazioni e sistemi di scambio valuta sottoforma di crypto, generando uno scompenso economico da non sottovalutare.