Pochi giorni fa c’è stato un attacco a delle petroliere nel golfo dell’ Oman, una cosa inaudita che ha mandato su tutte le furie il presidente americano Trump. “The Donald” ha subito puntato il dito contro l’Iran, colpevole del bombardamento incastrati anche da prove fotografiche.
Veramente una brutta situazione che potrebbe causare lo scoppio dell’ennesima guerra tra gli USA e gli stati del Medio-Oriente. Ora invece tocca alla nostra multinazionale ENI (al 30 % statale) che si è vista distruggere alcuni impianti sotto i propri occhi. Danni da miliardi di dollari che fortunatamente non ha causato morti e addirittura non ha influito sul titolo azionario.
Eni sta investendo tanto anche in Tunisia, leggi ‘ ENI lancia nuovi progetti per l’energia rinnovabile in Tunisia ‘ per approfondire.
Eni è stata appena scalfita dagli attacchi aerei, e continua tranquilla il suo rialzo in borsa. Fortunatamente i recenti accordi stipulati con Tunisia e Algeria stanno facendo stabilizzare il titolo in borsa dopo anni di alti e bassi.
Ma cosa è successo negli stabilimenti di Tripoli ? Ci troviamo nella capitale libica, tutto procede normalmente nel deposito di Mellitah Oil & Gas, almeno fino a quando due misteriosi aerei bombardano il sito. Tutto ciò è successo tra le due e le tre di notte, tre lavoratori sono rimasti feriti e i danni materiali sono enormi.
Il deposito è una joint venture fra Eni e National Oil Corporation, si ipotizza un attacco delle milizie di Khalifa Haftar che stanno lottando per prendere la capitale libica. Poi alle prime luci dell’alba c’è stato un altro attacco, stavolta in Iraq. Un missile è stato lanciato in un’area densamente popolata da compagnie petrolifere e, manco a farlo apposta, è stato colpito il sito di Burjesia nell’area del giacimento di Zubair, gestito proprio da ENI.
Alla fine si potrebbe pensare anche ad un attacco atto ad indebolire il cane a sei zampe, forse non da parte di Khalifa Haftar come si era ipotizzato. Fatto sta che tutto ciò non è servito a far crollare ENI che rimane comunque salda e non finisce neanche nelle peggiori di Piazza Affari della giornata.
Nonostante le oscillazioni degli ultimi anni, a fine 2018 si poteva prevedere un rialzo del titolo Eni per il 2019, con valore delle azioni che potrebbero raggiungere quota 16-17 € entro fine anno. Le previsioni sono dalla parte del cane a sei zampe che grazie alla nuova produzione di gas in Ghana e la recente partership con la Norvegia può puntare ad una crescita costante.
Non dimentichiamo anche le continue ricerche di nuovi pozzi con conseguenti produzioni off-shore, cosa che fa capire che la multinazionale italiana è solida e ha capitali freschi da immettere sul mercato.