C’è aria di grandi novità nel settore bancario italiano, con Unicredit, Mps e Banco BPM in prima linea per ridefinirne l’assetto.

In poche parole il risiko bancario è entrato nel vivo e crediamo che questo 2021 possa essere caratterizzato proprio da importanti aggregazioni e interessanti fusioni tra i vari istituti di credito italiani.

D’altronde l’ultima Legge di Bilancio ha fornito un assist alle banche non indifferente, per tutto il 2021 infatti sarà possibile sfruttare la DTA (deferred tax asset), che potrà essere applicata su operazioni di M&A.

Una sorta di “incentivo” per le fusioni che consiste nel trasformare le DTA in credito d’imposta fino ad un massimo pari al 2% del totale attivo dell’istituto bancario più “piccolo”.

L’operazione di M&A Intesa-Ubi ha fatto da apripista, ora si cerca di costruire il terzo polo bancario italiano che si andrà a posizione alle spalle di Intesa San Paolo ed Unicredit.

La francese Credit Agricole non ha perso tempo e si sta avvicinando pericolosamente a Creval, l’operazione di M&A è arrivata quasi alla fine, manca solo la conferma ufficiale.

Ma Unicredit non sta di certo a guardare e secondo le ultime indiscrezioni di stampa sarebbe pronta per convolare a nozze con Mps e Banco BPM.

Se ti interessano ulteriori informazioni sul risiko bancario, ti consigliamo di leggere anche: “Credit Agricole a caccia di banche italiane?”.

Di seguito tutte le operazioni in corso e i possibili scenari.

Unicredit, Mps, Banco BPM: la situazione attuale

Le azioni Unicredit continuano a seguire trend positivi in borsa con continui rialzi e ottime performance, proprio come per i titoli di MPS e Banco BPM.

Per gli analisti il target del titolo Unicredit diventa “buy”, spinto probabilmente dall’effetto Draghi (positivo anche riguardo le eventuali operazioni di M&A) e dall’annuncio del nuovo CEO.

A quanto pare Unicredit è pronta a dire addio a Mustier, che potrebbe presentare le proprie dimissioni dopo la pubblicazione del bilancio 2020. Al suo posto ci sarà Andrea Orcel (già annunciato) che entrerà in carica il 15 Aprile 2021.

Mustier ha più volte dichiarato di non essere favorevole ad operazioni di aggregazione e fusione, e che Unicredit non è interessata ad alcuna operazione di M&A.

E’ questo il vero motivo dell’addio di Mustier?

La fusione

Un’eventuale fusione tra i tre gruppi bancari italiani, Unicredit-Mps-Banco BPM, porterebbe alla nascita del principale operatore italiano (in termini di filiale e non per asset in gestione), altro che terzo polo e Intesa-Ubi.

Infatti un’eventuale aggregazione porterebbe Unicredit ad una quota di mercato (sempre riguardo le filiali) pari al 23%, assolutamente superiore a quella attuale detenuta da Intesa-Ubi ovvero il 20% circa.

Situazione che diventa ancora più interessante se analizziamo invece le quote di mercato relative esclusivamente al Nord Italia. In questo caso Unicredit avrà il 25%, mentre la quota di Intesa-Ubi si fermerà al 19%.

Non finisce qui perché il nuovo colosso bancario avrebbe un CET1 del 12,5% ed un NPE Ratio pari al 5% circa.

Poi, tornando al fattore “DTA” che verrà trasformato in credito d’imposta, ipotizziamo che al nuovo istituto bancario toccheranno ben 4,5 miliardi di euro (dopo la conversione). Infine, le sinergie derivanti dai tre gruppi bancari porterebbe ad una crescita dell’EPS di almeno il 10% entro il 2023.

Nessuna sorpresa per quanto riguarda i crediti deteriorati di Mps, che verranno ceduti alla società partenopea AMCO che procederà con il “salvataggio” di Mps. Altrimenti con quei 10 miliardi di crediti deteriorati non attrarrà mai nessun investitore.

Poi, chi salverà Amco dai 10 miliardi di euro di NPL, questo non lo sappiamo.

Anzi, c’è di più. Crediamo che l’effetto domino non si limiti solamente a Unicredit-Mps-Amco-Nuova Società di Recupero Crediti (per i crediti deteriorati). Ma che avvenga anche riguardo le future operazioni di M&A da parte degli istituti di credito italiani.

Dopo Intesa-Ubi, un eventuale Unicredit-Mps-Banco BPM porterà sicuramente BPER ad effettuare un operazione di M&A per non rischiare di rimanere troppo indietro.

Il gap potrà essere colmato con una fusione con la Banca Popolare di Sondrio, di cui se ne parla già da mesi.

 

Foto di Rosalia Ricotta da Pixabay