E’ stato rinviato il verdetto sul fallimento di Moby, colosso italiano dei trasporti. Ieri, il Tribunale fallimentare di Milano ha trattato l’istanza di fallimento presentata da alcuni fondi d’investimento del gruppo (gli stessi che avevano “comprato” parte del bond da 300 milioni di euro emesso in Lussemburgo). Il giudice, dopo un udienza di un’ora e mezza si è riservato sulla decisione. Il fallimento quindi è stato solo rinviato.
Tutto è partito proprio dal bond, l’hedge fund teme infatti che la società non possa onorare la scadenza di pagamento degli interessi per il prossimo anno. Eppure la società Moby (che ingloba anche Tirrenia e Toremar) è sana e solida, con un patrimonio di oltre 1 miliardo di euro.
In questa situazione, qualcosa non quadra.
Sommario
Sembra passato un secolo da quando la nuova compagnia Moby era stata presentata in Sicilia, sembrava fossero arrivati degli eroi, accolti da una folla incredibile di persone durante l’ingresso trionfale nella acque siciliane.
Si parlava addirittura di aver eliminato il monopolio esistente sui trasporti marittimi, addirittura riuscendo a far ripartire decine di piccoli trasportatori locali che ormai erano destinati al fallimento.
La società che sta per fallire ora è proprio Moby.
Questo si evince anche dall’ultimo accordo stipulato da Moby con la società danese Dfds. Noi ve lo descriviamo, però dovete prometterci di tenervi forte dato che si tratta una notizia-bomba. Ebbene, Moby cederà alla compagnia danese i suoi traghetti più moderni, ovvero Moby Aki (costruita nel 2005) e Moby Wonder (2001). E sapete cosa riceverà in cambio ? Non denaro, ma due navi molto più datate. Stiamo parlando della King Seaway (1987) e Princess Seaways (1986). Incredibile, ma vero.
E poi non è certo finita qui, perché oltre al danno c’è sempre la beffa (la seconda in questo caso). Le due navi Moby partiranno già fra qualche settimana verso le acque danesi. Le navi “vintage” invece, arriveranno in Italia dopo Febbraio 2020, dato che rimarranno fino a quella data nella disponibilità della compagnia danese.
Certo, non è che i vertici di Moby all’improvviso hanno dimenticato come svolgere il proprio lavoro. Si tratta invece di registrare una plusvalenza significativa dalla vendita delle due navi.
Anche se, a nostro avviso, una società in forma e in salute non avrebbe proceduto con questa operazione.
I numeri ci dicono che sono stati distribuiti 38 milioni di euro di utili, anche se Tirrenia CIN ha chiuso in rosso con 23 milioni di euro di passivo. Il 2018, è stato chiuso invece da Moby con -62,6 milioni di euro.
E poi c’è anche un’altra situazione che non ci è proprio chiara. A pesare gravemente sul bilancio infatti ci sono i pagamenti per anticipo noleggio disposti da Tirrenia, via Moby, a favore di Onorato Armatori S.p.a., attuale proprietario del gruppo. Si tratta di due navi consegnate in Germania nell’Ottobre 2018 e a Marzo 2019. Inoltre, e con questo chiudiamo, Onorato s.p.a è estranea al perimetro del prestito obbligazionario.
Lasciamo a voi le conclusioni sulla vicenda.