Finalmente è arrivato il verdetto. Banca Carige può tirare un sospiro di sollievo, l’assemblea dei soci ha votato sì al piano di ricapitalizzazione. La banca genovese è salva. La votazione è avvenuta ieri intorno alle 16:00 alla Tower Genova Airport. Gli azionisti chiamati al voto erano presenti sin dalle prime luci dell’alba, accorsi in numerosi per dare il proprio contributo al futuro di Carige.

Chi è arrivato in taxi, chi in treno, chi in navetta, il totale degli azionisti presenti è stato di 20.426 persone. Questo numero rappresenta il 47,66 % del capitale. Il grande assente è stato Malacalza Investimenti, maggiore azionista dell’istituto di credito che detiene il 27,6 % di azioni. Vittorio Malacalza si è però presentato, anche se in veste di piccolo azionista (ricordiamo che detiene una piccolissima parte di quote “personali”).

Alla fine, il sì è stato votato dal 91 % dei presenti, pari al 43,3 % del capitale.

La manovra finanziaria

L’operazione da compiere, ovvero la capitalizzazione, sarà pari a 900 milioni di euro totali. Di questi, 700 milioni serviranno per l’aumento di capitale, mentre i restanti 200 faranno parte di un b. Detto in maniera semplice e diretta, a mettere i soldi saranno forse in 3, come annunciato dal Premier Giuseppe Conte. Infatti, era stata smentita una nazionalizzazione del gruppo bancario a causa degli enormi costi.

Comunque dovrebbe intervenire il fondo interbancario (anche se non è stata ricevuta nessuna proposta da nessuna banca per il salvataggio di Carige), il credito sportivo ed il Mediocredito centrale. Sventata quindi la liquidazione del capitale, con conseguente crac. In quest’ultimo caso il conto sarebbe stato di 8-9 miliardi di euro. Salatissimo.

L’assemblea e gli azionisti partecipanti

Stamattina le cose non sono partite sicuramente per il verso giusto, data l’assenza dell’azionista di maggioranza. Poi a complicare le cose ci ha pensato sempre lui, Vittorio Malacalza che decide di lasciare l’assemblea poco prima delle 14:00. Oltre a lasciare l’aula, lascia anche timori e sospetti nelle menti degli altri azionisti. Come infatti la Malacalza Investimenti non si è registrata all’assemblea e risulta quindi assente.

Gli azionisti sono arrivati in massa, alcuni non proprio di persona ma hanno preferito delegare altri per conto loro. Conta comunque la presenza. Professionisti e non, arrivati da tutta da Liguria e dalle regioni limitrofe, pronti per il salvataggio della banca. O almeno per l’ultima possibilità di salvataggio.

Lo storico quotidiano di Genova, Il secolo XIX, ha intervistato diverse persone presenti.

Tra questi era presente Aldo Spinelli, detentore dell’1 % di Banca Carige. Afferma di aver ormai perso l’investimento iniziale in Carige, ma di votare sì per evitare un’altra tragedia alla città di Genova.

Valentino F. invece si è alzato alle 4 del mattino per essere presente all’assamblea. Partito da Sestri Levante, anche lui deciso a votare sì. Un tempo le sue azioni valevano 50.000 euro, oggi appena 6.000 euro. Valentino ha votato sì per riuscire a salvare almeno questi seimila, così si evince dalle sue dichiarazioni.

Claudio Veronesi invece, affermato manager di ristrutturazioni aziendali, pensava che un investimento in Banca Carige fosse un ottimo affare. E invece non è stato così. Ormai preferisce continuare ed appoggia il salvataggio della banca.

Una coppia di Genova si è vista sfumare il capitale davanti ai propri occhi. Da 150.000 euro, ad appena 265 euro. Come Pietro Gatto, che dopo aver lavorato una vita all’Ilva e dopo aver accreditato per decenni il proprio stipendio sul conto in Banca Carige, vede il suo investimento volatilizzarsi.