“Un diamante è per sempre”. Non è un semplice modo di dire, per chi non lo sapesse, è da sempre lo slogan del colosso anglo-americano De Beers. La sua sede è in Sudafrica e l’azienda si occupa dell’estrazione di minerali preziosi in Africa meridionale, probabilmente la zona più redditizia al mondo. Ma ancora per poco. Nel giro di pochi decenni infatti, tutte le miniere presenti in Africa (e anche nel resto del mondo) sono destinate ad esaurirsi.

E non è una dichiarazione fatta da noi, ma da tutte le principali aziende diamantifere. La pietra preziosa è finita, non ce ne sono più se non quelle attualmente in via d’estrazione.  Quindi le cose sono due : o dovremo attendere “giusto” qualche secolo per la formazione di nuovi diamanti o trovare rapidamente una soluzione alternativa.

Il progetto di De Beers

E vada per la soluzione alternativa. Il colosso De Beers ha dichiarato da tempo l’esaurimento delle sue miniere in Namibia, ma si vocifera abbia già trovato un’alternativa. E’ dal 1991 infatti, che l’azienda ha ottenuto le licenze per l’esplorazione dei fondali marini dello Stato africano, la nuova frontiera per l’estrazione di diamanti. Il sottosuolo marino offre le stesse possibilità di quello terrestre, ma le difficoltà nell’estrazione e il rischio di un disastro ambientale sono dietro l’angolo. Solo negli ultimi anni De Beers ha reso disponibili le tecnologie necessarie per l’estrazione di diamanti dai fondali. I suoi diritti minerali si estendono su 3000 miglia quadrate, al largo della Namibia. Fino ad oggi è stato esplorato solamente il 3 % circa del totale e sono stati rinvenuti milioni di carati pari a quasi il 15 % della produzione complessiva. Ma il potenziale del sottosuolo marino della Namibia, è altissimo. Solo nel 2016 sono stati estratti diamanti per un valore complessivo di 600 milioni di dollari.

Il sistema di estrazione

De Beers diventa la prima società al mondo che si occupa di estrazioni di diamanti off-shore. La sua flotta è composta da 8 navi, a cui se ne aggiungerà un’altra entro il 2021 già in cantiere. Sarà la più grande e attrezzata al mondo per questo settore. L’investimento ? Quasi 150 milioni di dollari. E il governo locale è completamente d’accordo con l’azienda, per quanto riguarda lo sfruttamento del sottosuolo. Scienziati e studiosi di ecologia marina un po’ meno, il rischio è quello di danneggiare irreparabilmente l’habitat marino con conseguenze catastrofiche sulla biodiversità.

Le specie marine che abitano in quella zona non devono essere affatto contente. Però l’azienda comunica che non vengono effettuate trivellazioni ma aspirazioni. Ovvero il fondale viene collegato ad un macchinario che si occupa di aspirare tutti i detriti, che verranno setacciati in cerca delle pietre preziose. Una volta terminato il lavoro, verranno ridepositati proprio dove sono stati aspirati. Un team di esperti di ecologia marina (assunti dall’azienda) si occuperà di monitorare il lavoro.

Come prendere una pizza e rovesciarne il contenuto in un piatto. Setacciare gli ingredienti e poi rimetterli sulla pizza sotto l’egida supervisione di un pizzaiolo professionista. La pizza sarà identica a prima ?