Probabilmente conoscerete tutti Johnson & Johnson, e quasi sicuramente avrete utilizzato uno dei suoi prodotti presenti sul mercato. Citiamo ad esempio l’olio Johnson’s baby, e  il borotalco in polvere, due dei prodotti di punta del gruppo.

Negli Usa è l’ottava azienda per fatturato quindi una delle multinazionali americane più importanti e chi incidono maggiormente sull’economia statunitense.

Eppure c’è qualcosa che non va, la società americana infatti è stata condannata nuovamente ad un ingente risarcimento danni. L’ennesimo.

Ricorderete infatti, che nei mesi scorsi la Corte di Philadelphia aveva già condannato l’azienda americana ad un risarcimento danni da oltre 8 miliardi di dollari.

A quanto pare Johnson & Johnson ha commercializzato per anni un farmaco, il Risperdal, dagli effetti collaterali devastanti. In grado addirittura di far crescere il tessuto mammario negli uomini.

Se vuoi rinfrescarti la memoria, leggi anche: “Johnson & Johnson: condanna da 8 miliardi di dollari”.

Ora è invece la Corte del Missouri a ritenere colpevole l’azienda americana per la presenza di amianto nel talco da essa prodotto.

Di seguito tutti i dettagli sulla vicenda.

Johnson & Johnson: la sentenza e la condanna

Il verdetto di primo grado decretato dalla Corte d’appello del Missouri, indica Johnson & Johnson colpevole di aver prodotto e commercializzato talco cancerogeno contenente amianto.

Il colosso americano è stato condannato a risarcire 2,1 miliardi di dollari, cifra che è stata  più che dimezzata dalla richiesta iniziale pari a 4,69 miliardi di dollari.

Intanto sono ben 22 le donne che hanno riscontrato un cancro alle ovaie dovuto proprio all’utilizzo del suddetto talco, prodotto di punta dell’azienda da decenni.

La sentenza è la seguente:

La società ha venduto consapevolmente prodotti contenenti amianto ai consumatori pur sapendo che si trattava di prodotti potenzialmente cancerogeni.

Le controversie del processo

A citare in giudizio il colosso del New Jersey sono state proprio le 22 donne affette da cancro alle ovaie, che hanno ottenuto la loro vittoria in Tribunale. Anche se poteva andar meglio.

La società infatti si è vista già diminuire del 60% il risarcimento iniziale richiesto, poi ha dichiarato di voler presentare un nuovo ricorso contro la sentenza. Ed il motivo principale, secondo il nostro parere, è a dir poco ridicolo.

A quanto pare tra le donne che hanno sporto denuncia e portato in Tribunale l’azienda, ce ne sono alcune che non sono residenti nel Missouri e quindi non dovrebbero prendere parte al processo perché non è la loro Corte di riferimento.

Insomma come se una nota azienda lombarda producesse un qualcosa che causi il cancro, e tutti coloro che hanno acquistato il prodotto e si sono ammalati, le facessero causa al Tribunale di Milano.

Dopodiché viene constatato che il prodotto commercializzato causa effettivamente il tumore, ma l’azienda non può essere processata perché chi ha preso il cancro è residente in altre zone d’Italia e non a Milano.

Assurdo.