E’ sfumato il matrimonio del secolo, quello tra Philip Morris e Altria. I due big del tabacco hanno annunciato di aver chiuso le trattative per la fusione. La causa principale sono le nuove restrizioni da parte del Governo Usa riguardanti le sigarette elettroniche. E’ ancora caos, infatti, dopo che le e-cig hanno causato la morte di 9 persone negli Stati Uniti. Le autorità parlano di epidemia.

Intanto si dimette Kevin Burn, il CEO di Juul, la start up di sigarette elettroniche sotto inchiesta. E salta la fusione tra Philip Morris e Altria, dall’unione sarebbe nato un colosso da 200 miliardi di euro. Le sigarette elettroniche, quindi, vengono messe al bando così come tutto il mercato. Un settore da ben 2,6 miliardi di dollari.

Dati e statistiche

A Wall Street, appena dopo la notizia della mancata fusione, Philip Morris ha registrato + 6,41 %, mentre Altria un crollo del – 0,6 %. Gli analisti si schierano dalla parte di Philip Morris e dichiarano che il colosso statunitense (proprietario di Marlboro) abbia fatto bene a non unirsi con Altria. Questo perché Altria è proprietario di Juul già da Dicembre 2018, quando la società decise di acquistare il 35 % del brand diventando azionista di maggioranza.

Un vero peccato, la fusione avrebbe creato un colosso inarrestabile nel settore tabacco. La capitalizzazione di Philip Morris è pari a 121 miliardi di dollari, quella di Altria 88 miliardi di dollari. Nel 2018, i ricavi sono stati rispettivamente di 79,8 miliardi di dollari (per Philip Morris) e di 25,3 miliardi di dollari (per Altria). Una crescita costante per entrambe le società, che registrano anche un valore azionario in crescita del + 9 % per Philip Morris e + 3,5 % per Altria.

Insomma, poteva nascere un mega-colosso.

Andamento di mercato

Ma così non è andata, anche Wall Street aveva messo Philip Morris in guardia. Appena iniziarono le contrattazioni, infatti, andò giù del – 6 % mentre il titolo di Altria registrò un bel balzo del +  9%. Forse meglio così per Philip Morris, che comunque anche da sola batte le attese.

Nel secondo trimestre ha registrato ricavi netti pari 7,7 miliardi di dollari, contro i 7,38 miliardi di dollari ipotizzati. Bene anche per gli utili, pari a 2,31 miliardi di dollari netti. Ha battuto anche le previsioni per la crescita del valore azionario, gli analisti prevedevano un valore di 1,32 dollari ad azione, e invece chiude il secondo trimestre con un valore di 1,46 dollari per azione.

L’unica cosa a cui prestare attenzione è il settore delle sigarette elettroniche. Già sono in atto cambiamenti e restrizioni, Trump e tutto il Governo USA non hanno ancora digerito la strage causata dalle e-cig. E ricordiamo che Philip Morris è proprietaria del marchio IQOS, il rivoluzionario sistema che scalda e non brucia il tabacco. Probabilmente ne risentirà anch’esso a causa di Juul.

E IQOS porta nelle casse di Philip Morris il 20 % totale dei ricavi.