Nel panorama delle telecomunicazioni globali, decisioni di portata storica delineano non solo il futuro delle singole compagnie ma anche quello dell’infrastruttura digitale di interi Paesi.

Il consiglio di amministrazione di Tim ha preso una di queste decisioni trasformative, approvando la vendita della rete dell’azienda al fondo statunitense Kkr per un valore di 22 miliardi di euro.

Una mossa che segna un nuovo capitolo per il gigante delle telecomunicazioni italiano e che potrebbe ridefinire il paesaggio competitivo nel settore.

Strategia e visione: l’accordo con Kkr

Dopo mesi di intensa negoziazione, l’approvazione da parte del consiglio di amministrazione di Tim non è giunta unanime: 11 consiglieri si sono espressi favorevolmente, mentre tre hanno manifestato dissenso. Tale decisione, secondo la maggioranza del board, non necessita del consenso dell’assemblea degli azionisti, nonostante le obiezioni del primo socio, il gruppo francese Vivendi.

KKR, tramite Optics BidCo, valuta la rete di Tim, esclusa Sparkle, circa 19 miliardi di euro, cifra che potrebbe aumentare di ulteriori tre miliardi a seguito dell’attuazione di determinate condizioni, quali la fusione con Open Fiber. Il deal include importanti azionisti italiani: il Ministero delle Finanze e il fondo F2i.

L’operazione è una leva strategica per il ridimensionamento dell’indebitamento di Tim, che si alleggerirà di oltre 30 miliardi di euro, e prevede il trasferimento di quasi 20 mila dipendenti a Netco, la nuova società infrastrutturale.

L’operazione ha coinvolto una vasta rete di consulenti e istituti bancari, tra cui Goldman Sachs, Mediobanca e Vitale & Co a supporto di Tim, Equita e Lion Tree per gli amministratori indipendenti, e Ubs come advisor del Ministero delle Finanze. Kkr si è avvalsa dell’esperienza di Jp Morgan e Mckinsey per la valutazione e l’operatività dell’acquisizione.

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La nuova Tim e il futuro digitale

Il completamento dell’operazione è previsto per l’estate del 2024, pendente l’approvazione delle autorità competenti. La nuova Tim, snellita della gestione della rete, si proietta verso un futuro in cui il rapporto debito netto/Ebitda sarà notevolmente ridotto. Il patto tra Tim e Netco, basato su un contratto di ‘affitto’ della rete, permetterà a Tim di accedere all’infrastruttura necessaria per continuare a fornire servizi di qualità.

Questo traguardo strategico è stato accolto con favore dal Governo italiano, che ha riconosciuto il valore dell’investimento infrastrutturale da parte di Kkr e ha garantito sostegno all’operazione.

La “nuova Tim” si posiziona così come un’entità più agguerrita sul mercato, pronta a guidare l’innovazione necessaria per l’evoluzione digitale del Paese.

Vivendi e le Sue Riserve

Tuttavia, l’operazione non ha mancato di sollevare controversie. Vivendi, fin dall’annuncio, ha contestato la vendita, reclamando il diritto degli azionisti di decidere in merito attraverso un’assemblea, diritto che la maggioranza del cda di Tim ha interpretato come non necessario.

La posizione di Vivendi si è espressa in termini di potenziali azioni legali per salvaguardare i diritti degli azionisti e la propria partecipazione.

Anche il fondo Merlyn si è unito alla critica, proponendo un piano alternativo che non ha trovato consenso nel consiglio di Tim. Il fondo attivista ha stigmatizzato la mancanza di consultazione degli azionisti come una violazione dei principi di buona governance e ha annunciato la propria determinazione a indurre la convocazione di un’assemblea.

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Il futuro delle telecomunicazioni italiane

Questa cessione non solo influenzerà la strategia di Tim, ma plasmerà anche il panorama delle telecomunicazioni in Italia. Con il potenziale di una rete unitaria grazie alla fusione con Open Fiber, si punta a realizzare un’infrastruttura digitale più efficiente e capillare.

L’Italia, grazie a questo investimento, potrebbe accelerare il processo di digitalizzazione, fondamentale per restare competitiva nel mercato globale e per garantire ai suoi cittadini un accesso più ampio e veloce ai servizi digitali.

La vendita della rete Tim a Kkr è quindi non solo una pagina che si volta nella storia di una grande azienda, ma il preludio a una rivoluzione digitale che vedrà l’Italia più connessa e tecnologicamente avanzata.