L’Arabia Saudita, la Russia e altri sei paesi membri dell’Opec+ hanno annunciato un aumento della produzione di petrolio pari a 137.000 barili al giorno a partire da novembre. La decisione arriva in un momento delicato per il mercato energetico globale, dove la domanda mostra segnali contrastanti e le tensioni geopolitiche, in particolare tra Russia e Ucraina, continuano a influenzare i flussi energetici.
Nonostante le attese di un incremento ben più marcato, pari a circa 500.000 barili al giorno secondo alcuni analisti, il cartello ha optato per una mossa più prudente. L’obiettivo? Difendere le proprie quote di mercato senza destabilizzare ulteriormente i prezzi, già messi alla prova da un equilibrio precario tra offerta e domanda.
Ma quali sono le ragioni profonde di questa scelta? Qual è il ruolo strategico della Russia nel nuovo assetto Opec+? E come reagiranno i mercati e i concorrenti come Stati Uniti e Brasile?
Scopriamolo nei prossimi paragrafi.
Produzione aumentata, ma meno del previsto
Nella nota diffusa al termine della riunione online, l’Opec+ ha giustificato l’incremento produttivo facendo riferimento a «prospettive economiche globali stabili» e «fondamentali di mercato solidi», evidenziati da scorte di petrolio molto basse. Tuttavia, l’aumento di 137.000 barili giornalieri rappresenta una scelta cauta, molto al di sotto delle aspettative di numerosi analisti.
Il messaggio lanciato è chiaro: il gruppo cerca di mantenere un equilibrio sottile tra il rafforzamento delle proprie posizioni sul mercato e il contenimento di eventuali cadute dei prezzi causate da un’offerta eccessiva.
Secondo Jorge Leon, analista di Rystad Energy, «il gruppo sta camminando sul filo del rasoio tra il mantenimento della stabilità e il recupero di quote di mercato in un contesto di surplus». Negli ultimi mesi, infatti, i principali paesi membri come Arabia Saudita, Russia, Iraq, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Kazakistan, Oman e Algeria hanno già aumentato la produzione complessiva di oltre 2,5 milioni di barili al giorno.
Cambio di strategia: dalle restrizioni all’espansione
All’inizio del 2025, la priorità dell’Opec+ era quella di mantenere alti i prezzi riducendo l’offerta. Tuttavia, a partire da aprile, è emersa una strategia diversa: aumentare la produzione per erodere quote di mercato ai concorrenti, in particolare ai grandi esportatori extra-cartello come Stati Uniti, Canada, Brasile, Guyana e Argentina.
Questa mossa è stata accompagnata da previsioni divergenti sulla domanda globale. L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima che tra il 2025 e il 2026 la domanda crescerà solo di 700.000 barili al giorno, mentre l’Opec, storicamente più ottimista, prevede un incremento di 1,3 milioni di barili nel 2025 e 1,4 milioni nel 2026.
La differenza di visione non è solo tecnica, ma strategica: l’Opec+ punta a rafforzare il proprio peso sul mercato globale in un contesto in cui la transizione energetica potrebbe progressivamente ridurne la rilevanza.
Il ruolo strategico della Russia
Tra i paesi membri, la Russia gioca un ruolo chiave ma anche particolarmente complesso. Secondo l’analisi dell’Afp, Mosca ha un forte interesse a mantenere alti i prezzi del greggio per finanziare la propria macchina bellica in Ucraina. Tuttavia, a differenza dell’Arabia Saudita, le sue capacità di espandere la produzione sono limitate, a causa delle sanzioni imposte da Stati Uniti ed Europa e della riduzione strutturale delle infrastrutture petrolifere.
La produzione attuale russa si aggira intorno ai 9,25 milioni di barili al giorno, con una capacità massima di 9,45 milioni, ben al di sotto dei circa 10 milioni pre-guerra. Inoltre, gli attacchi ucraini alle raffinerie russe, intensificatisi a partire da agosto, hanno costretto Mosca a deviare parte del greggio verso l’esportazione, poiché non può essere più lavorato internamente.
Questo rende la Russia ancora più dipendente dalla domanda esterna e dagli equilibri stabiliti all’interno dell’Opec+.
Le prospettive future del cartello
Con una crescita della domanda prevista più lenta rispetto al passato e una concorrenza crescente da parte dei produttori non Opec+, il futuro del cartello dipenderà dalla sua capacità di adattarsi a un mercato in continua trasformazione. L’equilibrio tra prezzi sostenibili, mantenimento della quota di mercato e pressioni geopolitiche sarà cruciale.
Un eventuale fallimento in uno di questi ambiti potrebbe compromettere la stabilità del gruppo, che continua a essere uno degli attori principali nell’arena energetica globale.
Le prossime decisioni dell’Opec+ saranno quindi attentamente monitorate non solo dagli operatori di mercato, ma anche dai governi e dagli analisti geopolitici. L’aumento limitato deciso a novembre rappresenta, in questo senso, un segnale di attenzione, ma anche una dichiarazione d’intenti: il cartello è pronto a difendere la propria posizione, pur consapevole dei rischi che comporta ogni scelta.