Dall’1 ottobre 2025 gli Stati Uniti stanno affrontando un nuovo shutdown del governo federale, con la paralisi di molte attività pubbliche non essenziali. La causa è ancora una volta il mancato accordo tra Democratici e Repubblicani sul finanziamento temporaneo del bilancio federale. La scadenza legislativa, fissata per martedì 30 settembre, è passata senza che il Congresso riuscisse ad approvare una misura di spesa, portando allo stop automatico di parte delle funzioni statali.
Il vicepresidente JD Vance aveva già lanciato l’allarme nei giorni precedenti, sottolineando il rischio concreto di una chiusura prolungata qualora non si fosse trovata un’intesa sull’estensione del budget.
Il ritorno del blocco amministrativo più potente al mondo sta avendo riflessi immediati non solo sulla politica interna, ma anche sul clima di fiducia dei mercati finanziari globali. Quali settori risentiranno maggiormente dello shutdown?
E quali saranno le ripercussioni sulla politica monetaria della Federal Reserve e sulle prossime mosse del governo Trump?
La reazione dei mercati globali: rally asiatico e tenuta di Wall Street
Nonostante l’incertezza politica americana, la reazione iniziale dei mercati è stata sorprendentemente positiva in diverse aree del mondo. Nella giornata successiva all’avvio dello shutdown, i principali indici asiatici hanno registrato un rally inatteso. L’Hang Seng di Hong Kong ha chiuso in rialzo dell’1,89%, lo Shanghai Composite è avanzato dello 0,90%, il Kospi sudcoreano ha guadagnato l’1,33% e l’S&P/ASX 200 australiano ha segnato un +0,85%.
Anche gli indici statunitensi hanno mostrato una certa resilienza: lo S&P 500 ha chiuso a +0,26%, il Nasdaq a +0,48% e il Dow Jones Industrial Average a +0,15%. Fa eccezione il Nikkei 225 giapponese, che ha invece perso lo 0,69%, risentendo del rafforzamento dello yen e dell’incertezza geopolitica.
Questa apparente stabilità riflette sia un adattamento dei mercati a scenari già prezzati, sia l’aspettativa che lo shutdown non durerà a lungo o sarà mitigato da future misure fiscali e monetarie.
L’oro torna protagonista: asset rifugio in forte crescita
In un contesto di incertezza politica e istituzionale, gli investitori hanno puntato su asset considerati più sicuri. In particolare, l’oro ha segnato un rally storico, superando i 3.800 dollari l’oncia, con un incremento dell’11,4% nel solo mese di settembre 2025.
Questa corsa al metallo prezioso segnala un clima di tensione latente nei confronti del rischio politico e di una potenziale crisi di fiducia nei confronti della gestione del bilancio federale. Il trend è stato alimentato anche dalla prospettiva di un rallentamento economico e da aspettative crescenti su un possibile taglio dei tassi da parte della Federal Reserve già a ottobre.
Conseguenze economiche e riflessi sulla politica monetaria
Uno shutdown prolungato rischia di rallentare sensibilmente l’economia americana. Con la sospensione di una parte significativa delle funzioni governative, vengono a mancare dati fondamentali per le decisioni della Federal Reserve, in particolare i report sull’occupazione e sull’inflazione.
Questo blackout statistico complica la valutazione della banca centrale, che si trova a operare al buio in una fase già delicata. Gli operatori di mercato stimano con una probabilità del 90% un taglio dei tassi d’interesse nella riunione di fine ottobre 2025, una mossa che sarebbe giustificata dal deterioramento delle condizioni macroeconomiche e dalla necessità di stimolare la domanda interna.
Gli esperti: effetti limitati nel breve, rischi crescenti nel lungo periodo
Ericuby, capo analista di North Star Management, ha dichiarato che “gli shutdown di breve durata hanno storicamente avuto effetti contenuti sui mercati, ma un blocco prolungato potrebbe colpire duramente la fiducia degli investitori e la crescita economica reale”.
Anche Adam Turnquist, strategist di LPL Financial, ha ricordato che “nei precedenti shutdown i mercati azionari hanno registrato movimenti modesti e spesso temporanei, ma il contesto attuale è più fragile rispetto al passato, data la polarizzazione politica e le pressioni inflazionistiche residue”.
Storicamente, gli shutdown sono durati in media pochi giorni o settimane, ma il rischio attuale è che l’assenza di un compromesso strutturale porti a una paralisi più profonda e duratura, con impatti tangibili su consumi, investimenti e operazioni del settore pubblico.
Prospettive politiche e tensioni sul futuro del bilancio federale
Sul piano politico, lo shutdown è solo l’ultimo episodio di uno scontro più ampio tra le forze in campo. Il presidente Donald Trump ha rilanciato il proprio programma di riduzione dell’apparato statale, puntando a tagli strutturali alla spesa pubblica e a una revisione degli organici federali. Tuttavia, la mancanza di un compromesso bipartisan rende difficile l’approvazione di qualsiasi legge finanziaria.
Le tensioni sul tetto del debito e sul controllo del bilancio federale sono destinate a protrarsi nei prossimi mesi, alimentando un clima di instabilità che potrebbe ripercuotersi sulle agenzie di rating e sulle prospettive creditizie degli Stati Uniti. La situazione resta fluida e legata all’evoluzione dei negoziati interni al Congresso, dove le fratture ideologiche sembrano al momento insanabili.