Ancora problemi sul fronte Ilva. Il noto stabilimento di Taranto sta per chiudere, a rischio ci sono 20.000 posti di lavoro. L’investimento del colosso industriale mondiale, Arcelor Mittal, poteva dare un futuro all’azienda e ai suoi dipendenti. E invece è scappato via, insieme a 4,3 miliardi di euro che erano destinati per la rinascita dell’Ilva. Il governo italiano si è lasciato sfuggire l’investimento più grande fatto nel BelPaese negli ultimi 30 anni.

Ed è così che l’Ilva viene rispedita al mittente. I 3 commissari straordinari dell’Ilva hanno già ricevuto la recessione del contratto da parte di Lucia Morselli, attuale a.d. di Arcelor Mittal Italia. La palla ora passa allo Stato e il salvataggio dell’Ilva ci appare ancor più lontano.

La più grande acciaieria d’Europa nonché la più grande fabbrica del Sud Italia, è sull’orlo del fallimento. Stavolta potrebbe chiudere per davvero.

Contratto e gestione di Arcelor Mittal

Arcelor Mittal aveva vinto la gara di aggiudicazione nel Giugno 2017, mentre la gestione dello stabilimento è stata presa in carico il 1 Novembre 2018. Ebbene, la multinazionale “lussemburghese” (con un fatturato da oltre 76 miliardi di euro), si tira fuori dal progetto di salvataggio e spiega anche il perché.

Le motivazioni principali dell’abbandono dell’Ilva sono principalmente 3. La prima riguarda il venir meno sull’immunità penale (da parte dello Stato italiano) sul piano ambientale con il Decreto Imprese. Cosa che non c’è stata dato che il testo è stato convertito in legge pochi giorni fa.

La seconda riguarda il rischio (per Arcelor Mittal) di non poter usare l’altoforno 2 perché non conforme con le prescrizioni di sicurezza. A seguire, probabilmente, anche l’altoforno 1 e 4.

Per ultimo, ma non di minore importanza, c’è il generale clima di ostilità verso l’Ilva. E questo rende quasi impossibile la gestione dell’azienda. Ricordiamo che l’Ilva è stata accusata più volte di inquinamento ambientale. E ancor più volte, si è trovata puntata il dito contro per quanto riguarda l’aumento del tasso di tumori. Sono sempre più persone che contraggono la malattia, soprattutto per chi abita nei pressi della fabbrica.

Il futuro dello stabilimento

E’ proprio quest’ultimo argomento a pesare fortemente sull’Ilva e il suo futuro. I vertici di Arcelor Mittal hanno dichiarato che le molteplici iniziative da parte di istituzioni ed amministrazioni locali, non fanno altro che rendere difficile la gestione dello stabilimento. Questo perché sono nettamente a favore della riconversione dell’area, ed ovviamente contro al piano industriale . Insomma non c’è fiducia da entrambe le parti.

Però, se è la fabbrica a causare la morte di centinaia di persone che abitano nei dintorni, il da farsi sembra scontato. A questo punto chiudere la fabbrica e bonificare l’area non può che essere la cosa più giusta da fare. E’ inammissibile che l’acciaieria continui a rovinare il territorio e le persone di Taranto. Qui c’è in gioco la vita delle persone.

Se invece la vogliamo vedere dal lato dei numeri, perdere l’Ilva sarebbe un bel colpo per l’industria italiana. E per ben 20.000 famiglie. Inoltre, lo Stato ha già perso qualcosa come 24 miliardi di euro di PIL, la perdita annuale si aggira intorno ai 3-4 miliardi di euro.

Urge una soluzione, ma trovarla è veramente difficile. Il premier Giuseppe Conte ha già dichiarato che il piano ambientale andrà avanti.