Come l’Argentina vuole far riemergere 400 miliardi di dollari: nuove obbligazioni per attrarre dollari e fiducia

Scritto da Redazione Online - 28/05/2025 - 634 visualizzazioni
Come l’Argentina vuole far riemergere 400 miliardi di dollari: nuove obbligazioni per attrarre dollari e fiducia

L’Argentina tenta un nuovo rilancio finanziario. Con la recente emissione di titoli del Tesoro denominati in pesos ma acquistabili in dollari, il governo di Javier Milei apre una nuova fase di accesso ai mercati internazionali.

L’obiettivo è chiaro: rafforzare le riserve di valuta estera, soddisfare le condizioni del Fondo Monetario Internazionale e ridare credibilità a un Paese storicamente segnato dall’instabilità economica.

Ma può davvero funzionare questa strategia dopo il trauma dei Tango Bonds e un passato di default clamorosi? I mercati si fideranno? E soprattutto: gli argentini saranno pronti a riportare i loro dollari “sotto il materasso” nell’economia ufficiale?

Obbligazioni in pesos, acquisto in dollari: una mossa per ricostruire le riserve

Il governo argentino ha annunciato l’emissione di titoli del Tesoro a tasso fisso quinquennale, con un tetto massimo di un miliardo di dollari. Si tratta di una misura che, pur essendo formalmente denominata in pesos, è rivolta soprattutto agli investitori esteri, i quali potranno sottoscrivere i cosiddetti “Bonte” in valuta statunitense.

Il tasso di cambio sarà fissato al momento dell’emissione, rendendo l’operazione più trasparente per i mercati. L’obiettivo, oltre al finanziamento interno, è quello di rafforzare le riserve in dollari necessarie a rispettare le condizioni del maxi-prestito da 20 miliardi siglato con il Fondo Monetario Internazionale, di cui sono già stati incassati i primi 12 miliardi.

Il ritorno ai mercati internazionali: un segnale di normalizzazione?

Il ministro dell’Economia Luis Caputo ha definito l’operazione un segnale chiaro: “L’Argentina ha riacquistato l’accesso ai mercati internazionali per rifinanziare il suo capitale di debito in valuta locale”. Una dichiarazione dal forte peso simbolico per un Paese che, a causa di decenni di crisi ricorrenti e sfiducia degli investitori, era stato di fatto escluso dalle rotte finanziarie globali.

Il governo Milei tenta così di mostrarsi come interlocutore credibile, dopo i primi segnali positivi sul fronte dell’inflazione e della disciplina fiscale.

Tuttavia, la strada resta stretta: il costo sociale delle riforme è elevato e il clima politico è segnato da una polarizzazione profonda, che potrebbe frenare la stabilità necessaria per attrarre capitali a lungo termine.

Il “Piano Colchón”: riportare i dollari nascosti nell’economia reale

Una delle sfide più grandi per l’Argentina è convincere i propri cittadini a far riemergere una ricchezza ingente tenuta fuori dal sistema bancario ufficiale. È da questa esigenza che nasce il cosiddetto “Piano Colchón” – dal termine colloquiale che richiama l’abitudine di nascondere i risparmi in contanti sotto il materasso.

Il governo stima che tra i 200 e i 400 miliardi di dollari circolino nel mercato informale o siano custoditi privatamente, spesso in dollari, fuori da qualsiasi tracciabilità. L’obiettivo è incoraggiare l’immissione di questa liquidità nel circuito economico attraverso il consumo, gli investimenti e il credito, superando la storica sfiducia verso le banche e promuovendo strumenti fiscali più semplici e meno punitivi.

Una strategia fiscale per moltiplicare il credito e colmare il deficit

Il rilancio dell’economia argentina passa anche da un intervento profondo sul sistema fiscale. Il governo Milei sta lavorando a una revisione della rendicontazione finanziaria, con l’obiettivo di integrare nel sistema bancario le risorse liquide oggi fuori controllo. La strategia è stata presentata come una “semplificazione” normativa, appoggiata anche dal Fondo Monetario Internazionale, che ne riconosce il potenziale per iniettare nuova linfa nell’economia reale.

In sostanza, l’esecutivo intende convertire il risparmio informale in capitale produttivo, capace di stimolare consumi, investimenti e, soprattutto, credito. Un passaggio cruciale per cercare di ridurre il deficit delle partite correnti, un nodo strutturale dell’economia argentina da decenni.

Il fantasma dei tango bonds: la memoria di un default non ancora svanita

Ogni tentativo dell’Argentina di tornare sui mercati internazionali deve fare i conti con un passato ingombrante: quello del default del 2001-2002 e della vicenda dei famigerati Tango Bonds.

Allora, oltre 450.000 risparmiatori italiani si ritrovarono con titoli invendibili e senza garanzie, alimentando un contenzioso durato oltre un decennio. Solo nel 2016, grazie a un accordo firmato a New York tra il governo argentino e la Task Force Argentina (TFA), fu raggiunta un’intesa per il rimborso del 150% del valore nominale dei bond.

Nonostante la conclusione positiva, quell’episodio ha lasciato cicatrici profonde nella fiducia degli investitori. Oggi, chi valuta l’acquisto dei nuovi “Bonte” non può ignorare quel precedente, e il governo Milei dovrà dimostrare non solo affidabilità tecnica, ma anche coerenza e trasparenza nel lungo periodo.

Richiedi informazioni per questo argomento

Disclaimer: Il presente articolo (con informazioni, eventuali dati ed analisi) è fornito a titolo informativo e didattico, e non costituisce in alcun modo sollecitazione all’investimento né consulenza finanziaria personalizzata. Ogni decisione di investimento è assunta in piena autonomia e sotto la propria esclusiva responsabilità, previa attenta valutazione della propria situazione finanziaria, degli obiettivi di investimento e della tolleranza al rischio. Si raccomanda di consultare un consulente finanziario qualificato prima di effettuare qualsiasi operazione di investimento.