100 miliardi per l’AI: Nvidia scommette tutto su OpenAI

Scritto da Redazione Online - 03/10/2025 - 210 visualizzazioni
100 miliardi per l’AI: Nvidia scommette tutto su OpenAI

Nel 2025, l’universo tecnologico e finanziario è stato scosso da un annuncio epocale: Nvidia investirà 100 miliardi di dollari in OpenAI, avviando una partnership strategica che punta a trasformare radicalmente il panorama globale dell’intelligenza artificiale. Al centro dell’accordo c’è lo sviluppo di 10 gigawatt di infrastruttura AI basata sulla piattaforma Vera Rubin, la cui attivazione è prevista per la seconda metà del 2026.

Un progetto mastodontico che, secondo fonti interne, sarà tra le più grandi architetture computazionali mai realizzate.

L’operazione ha già iniziato a ridisegnare l’equilibrio tra colossi dell’AI, con OpenAI che raggiunge una valutazione record di 500 miliardi di dollari dopo una rapida escalation dai 300 miliardi registrati a inizio anno. Per Nvidia, invece, si tratta di un ulteriore passo verso il consolidamento del suo dominio nella produzione di GPU specializzate per applicazioni AI, settore dove l’azienda è già considerata leader incontrastata.

Ma cosa significa davvero questo accordo? Quali sono i meccanismi finanziari alla base dell’investimento? E quali rischi – oltre alle opportunità – comporta un’operazione di queste dimensioni?

Il contesto del deal: infrastruttura, potenza e ambizione globale

L’annuncio di Nvidia rappresenta la conferma di una strategia ben definita: diventare la colonna portante dell’infrastruttura globale per l’intelligenza artificiale. Con l’accordo da 100 miliardi di dollari, Nvidia fornirà ad OpenAI una quantità senza precedenti di GPU e tecnologia hardware per costruire una rete di super data center basati sulla piattaforma Vera Rubin. Questi centri saranno in grado di offrire 10 gigawatt di potenza computazionale, equivalenti a centinaia di migliaia di server AI.

Il CEO di Nvidia, Jensen Huang, ha dichiarato che “stiamo costruendo l’equivalente dell’energia nucleare per l’intelligenza artificiale: stabile, scalabile e pronta per alimentare la prossima era di innovazione”. Questo accordo non riguarda solo hardware, ma anche visione geopolitica: chi controllerà la capacità computazionale AI controllerà gran parte dell’economia del futuro.

OpenAI, dal canto suo, consolida una posizione dominante, grazie anche a un’impennata del proprio valore sul mercato secondario. Secondo dati riportati da Bloomberg, la società ha effettuato una vendita secondaria di azioni per 6,6 miliardi di dollari, portando la valutazione a 500 miliardi. Una cifra che la pone tra le realtà private più valutate al mondo.

Un meccanismo finanziario circolare: strategico o rischioso?

Al centro del dibattito c’è il modello finanziario su cui si regge l’accordo. Nvidia venderà le proprie GPU a OpenAI per decine di miliardi in contanti, ma quei fondi verranno poi reinvestiti dalla stessa Nvidia in quote azionarie di OpenAI, senza controllo diretto. Si tratta di un’operazione circolare che, secondo alcuni analisti, potrebbe sollevare preoccupazioni di tipo contabile e finanziario.

Jim Anderson, investitore veterano di Silicon Valley, ha definito il deal come “una forma di vendor financing mascherata”, riferendosi a pratiche simili usate durante la bolla delle dot-com negli anni Duemila. In quel periodo, molte aziende tecnologiche gonfiavano i ricavi attraverso vendite a clienti che venivano finanziati direttamente o indirettamente dagli stessi vendor.

Il timore è che Nvidia possa stare creando una domanda artificiale per le proprie GPU, sostenendo così il proprio ciclo di fatturazione e valore in borsa attraverso una dinamica autoreferenziale. Una strategia che può funzionare nel breve periodo, ma che potrebbe rivelarsi vulnerabile in caso di inversione del mercato o rallentamento della domanda AI.

Il rischio scorte e le critiche sulla sopravvalutazione

Un approfondito articolo pubblicato da Fortune ha sollevato un’altra questione critica: il rischio di un eccesso di inventario. Le GPU prodotte da Nvidia hanno cicli di vita rapidi, e la loro svalutazione può essere significativa in un settore dove l’innovazione si muove con estrema velocità.

Nel caso in cui OpenAI non riesca a sfruttare tutta la capacità computazionale acquistata – o se dovesse emergere un competitor tecnologico più efficiente – Nvidia potrebbe trovarsi con scorte invendute o in eccesso, costrette a essere svalutate.

Un’eventualità che impatterebbe direttamente sui margini e sui risultati trimestrali.

Il mercato reagisce: entusiasmo, rally e segnali d’allarme

L’annuncio ha avuto un impatto immediato sulle borse: il titolo Nvidia ha guadagnato il 39% nel solo 2025, portando la capitalizzazione oltre i 4,5 trilioni di dollari. Un risultato che la rende, di fatto, la seconda azienda più capitalizzata al mondo, dietro solo ad Apple.

Tuttavia, le reazioni degli analisti sono state tutt’altro che univoche. Secondo Wedbush, “questo accordo posiziona Nvidia come la centrale elettrica del futuro digitale, in un settore con potenzialità di crescita a doppia cifra per almeno un decennio”.

Citi, dal canto suo, ha rivisto al rialzo il target price dell’azienda per il 2026.

Ma non mancano le voci più caute. Gli analisti di Bernstein e Seaport Global hanno parlato esplicitamente di “rischi da bolla AI”, avvertendo che il mercato sta scontando tassi di crescita e adozione che potrebbero non materializzarsi nei tempi attesi. Le valutazioni attuali, sostengono, potrebbero essere gonfiate da una narrativa iper-ottimista.

Sostenibilità e tecnologia: il compromesso del futuro

Un aspetto centrale dell’accordo riguarda l’efficienza energetica delle nuove infrastrutture. Nvidia ha dichiarato che i data center basati su Vera Rubin saranno alimentati con fonti rinnovabili e ottimizzati per ridurre al minimo i consumi per watt per operazione AI. Una promessa cruciale in un’epoca in cui l’energia necessaria per addestrare modelli linguistici di nuova generazione è in costante aumento.

OpenAI ha confermato che uno degli obiettivi principali del partenariato è “rendere l’AI generalista scalabile e sostenibile”. Un approccio che, se rispettato, potrebbe rappresentare una svolta per l’intero comparto tecnologico, oggi accusato di essere troppo energivoro e poco trasparente sul piano ambientale.

Riflessioni finali: tra ambizione e vulnerabilità sistemica

L’accordo tra Nvidia e OpenAI rappresenta, senza dubbio, uno dei momenti più significativi nella storia recente della tecnologia. Si tratta di una scommessa sulla centralità futura dell’intelligenza artificiale, ma anche di un test cruciale per la tenuta di un mercato che vive di aspettative, velocità e capitali in eccesso.

L’attesa per il debutto operativo della prima gigawatt di infrastruttura AI nel 2026 sarà un indicatore importante per misurare il successo dell’iniziativa. Nel frattempo, investitori e osservatori si muovono tra euforia e cautela, cercando di capire se questo nuovo paradigma segnerà un’era di crescita reale o se stiamo solo alimentando, inconsapevolmente, la prossima grande correzione finanziaria.

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Disclaimer: Il presente articolo (con informazioni, eventuali dati ed analisi) è fornito a titolo informativo e didattico, e non costituisce in alcun modo sollecitazione all’investimento né consulenza finanziaria personalizzata. Ogni decisione di investimento è assunta in piena autonomia e sotto la propria esclusiva responsabilità, previa attenta valutazione della propria situazione finanziaria, degli obiettivi di investimento e della tolleranza al rischio. Si raccomanda di consultare un consulente finanziario qualificato prima di effettuare qualsiasi operazione di investimento.