Gli Stati Uniti sono a un passo da un nuovo shutdown, ovvero il blocco parziale delle attività del governo federale. La misura scatterebbe dalla mezzanotte, in assenza di un accordo dell’ultimo minuto tra le forze politiche. Si tratta del primo episodio del genere dal 2019 e, ancora una volta, la tensione politica è dominata dalla figura di Donald Trump.
Il recente incontro alla Casa Bianca tra l’ex presidente e i leader del Congresso si è concluso senza intese, lasciando presagire uno stallo potenzialmente dannoso per l’intero Paese.
Mentre la politica americana si spacca, l’economia trema: le conseguenze di uno shutdown si estenderebbero ben oltre Washington, impattando trasporti, sanità, sicurezza nazionale e la vita di oltre 800.000 lavoratori federali.
Ma cosa sta realmente accadendo? Quali sono le motivazioni dello scontro? E soprattutto: chi pagherà il prezzo più alto?
Le cause dello scontro politico
Il cuore del conflitto risiede nella gestione del bilancio federale. I repubblicani, guidati da Trump e appoggiati dal vicepresidente J.D. Vance e dal capogruppo al Senato John Thune, propongono un provvedimento di finanziamento temporaneo (“Clean CR”) per estendere i fondi federali almeno fino al 21 novembre. Tuttavia, la proposta è stata già bocciata alla Camera e rischia di non superare l’esame del Senato, dove servono 60 voti per l’approvazione.
Dall’altra parte, i democratici di Chuck Schumer e Hakeem Jeffries chiedono che qualsiasi misura includa l’estensione dei sussidi dell’Obamacare, la revoca dei tagli a Medicaid (il programma sanitario per le famiglie a basso reddito) e il rifinanziamento della Corporation for Public Broadcasting, che sostiene i media pubblici come PBS e NPR.
Le due fazioni cercano di attribuirsi a vicenda la responsabilità dello stallo, ma il vero rischio è che siano i cittadini americani a pagarne le conseguenze.
Gli effetti concreti dello Shutdown
Uno shutdown avrebbe un impatto diretto su numerosi servizi essenziali. Sanità, sicurezza nazionale e trasporti sono tra i settori più esposti. Più di 800.000 dipendenti federali potrebbero essere messi in congedo non retribuito, mentre agenzie come la FAA (Federal Aviation Administration) e la TSA (Transportation Security Administration) rischierebbero di subire ritardi o interruzioni nelle ispezioni e nella manutenzione dei velivoli, mettendo a rischio l’efficienza e la sicurezza del trasporto aereo.
Il presidente Trump ha annunciato possibili licenziamenti di massa nei programmi non essenziali, ordinando alle agenzie federali di preparare piani per “cacciate di massa”. Già da gennaio, oltre 100.000 dipendenti hanno lasciato il proprio impiego, spesso incentivati da misure di prepensionamento.
A rischio anche il rientro di quasi mille alti ufficiali statunitensi richiamati dall’estero, la cui permanenza fuori dai confini potrebbe prolungarsi.
Impatti sull’economia e su Wall Street
Dal punto di vista economico, le conseguenze di uno shutdown potrebbero essere rilevanti. Alcune stime parlano di una perdita tra i 10 e i 20 miliardi di dollari di Prodotto Interno Lordo in caso di blocco di due settimane. Wall Street ha già reagito negativamente, con i principali indici in calo e un clima di incertezza che potrebbe frenare gli investimenti e la fiducia dei mercati.
Le aziende che operano in settori legati alla difesa, ai trasporti e alla sanita pubblica rischiano rallentamenti nei pagamenti e nei contratti. Anche i cittadini potrebbero risentirne, soprattutto quelli che dipendono da servizi pubblici o sussidi governativi, che potrebbero essere sospesi o ritardati.
Un clima politico sempre più acceso
Il contesto è aggravato dalle recenti uscite pubbliche di Donald Trump, che ha pubblicato sui social un video generato apparentemente con l’intelligenza artificiale, in cui il leader democratico Hakeem Jeffries appare travestito da messicano, accompagnato da musica mariachi e messaggi di sostegno all’assistenza sanitaria per immigrati irregolari. Il video, ritenuto offensivo e razzista da molti, ha ulteriormente inasprito i toni del dibattito politico.
La polarizzazione è evidente e aumenta il rischio che lo shutdown venga utilizzato come arma politica in vista delle prossime elezioni. Entrambi i partiti cercano di capitalizzare il malcontento dell’opinione pubblica, ma il rischio concreto è che l’inefficienza del sistema finisca per minare ulteriormente la fiducia dei cittadini nelle istituzioni federali.