Manovra 2026: meno tasse e più soldi in busta paga

Scritto da Andrea Dicanto - 10/10/2025 - 114 visualizzazioni
Manovra 2026: meno tasse e più soldi in busta paga

Manovra 2026: meno tasse sul lavoro per rilanciare il ceto medio

Il Governo italiano si prepara a varare la Manovra 2026, un intervento economico di ampio respiro che punta a ridurre la pressione fiscale sui lavoratori e rilanciare i consumi interni. Cuore pulsante della riforma sarà la rimodulazione dell’IRPEF e una serie di agevolazioni fiscali mirate ai redditi da lavoro dipendente e alle tredicesime, con l’obiettivo dichiarato di sostenere il ceto medio e incentivare la crescita economica attraverso una maggiore disponibilità di reddito netto.

Si tratta di un pacchetto dal valore complessivo stimato attorno ai 16 miliardi di euro, che riflette un delicato equilibrio tra le esigenze di sostenibilità dei conti pubblici e la volontà politica di dare un segnale tangibile a una fascia della popolazione particolarmente colpita dall’inflazione e dall’erosione del potere d’acquisto.

Ma quali saranno gli effetti concreti di questa Manovra per i lavoratori italiani? Chi beneficerà maggiormente della riduzione dell’IRPEF? E quali sono i rischi per la tenuta dei conti pubblici?

Riduzione dell’IRPEF: dal 35% al 33% per 10 milioni di contribuenti

Una delle misure centrali della Manovra 2026 è la riduzione dell’aliquota IRPEF dal 35% al 33% per i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro lordi annui. Questo intervento interesserà circa 10 milioni di contribuenti, tra lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati, con l’obiettivo di alleggerire il peso fiscale su una fascia di reddito spesso trascurata, ma cruciale per la tenuta della domanda interna.

Il costo stimato per lo Stato si aggira attorno ai 3 miliardi di euro. L’impatto sul singolo contribuente varia sensibilmente in base al reddito: si stima un risparmio di circa 40 euro annui per chi guadagna 30.000 euro, fino a 440 euro per chi arriva a 50.000 euro.

La misura entrerà in vigore dal 1° gennaio 2026 e sarà visibile direttamente nelle buste paga dei lavoratori, generando un effetto immediato sulla liquidità mensile.

Tassazione agevolata al 10% su aumenti e tredicesime

Un’altra novità rilevante riguarda la tassazione agevolata al 10% su una serie di componenti retributive. L’aliquota ridotta sarà applicata agli aumenti salariali derivanti dai rinnovi contrattuali relativi al triennio 2026-2028. L’obiettivo è incentivare la chiusura delle trattative sindacali e premiare l’adeguamento dei salari all’inflazione.

La tassazione al 10% verrà inoltre estesa a straordinari, lavoro notturno e festivo, fino a un massimo di 4.000 euro annui. Questo senza alcuna modifica ai contributi previdenziali, che resteranno invariati. In sostanza, più netto in busta paga per i lavoratori, senza incidere sul calcolo della pensione futura.

Infine, vengono innalzate le soglie di esenzione fiscale per i premi di risultato e i fringe benefit. Il tetto sale a 4.000 euro per i lavoratori con figli a carico e a 2.000 euro per tutti gli altri. Una misura pensata per aumentare la flessibilità contrattuale e la leva retributiva a disposizione delle imprese.

Forza Italia spinge per la detassazione totale delle tredicesime

All’interno del dibattito parlamentare, Forza Italia ha proposto una misura aggiuntiva per sostenere i lavoratori: la detassazione totale delle tredicesime. Due le opzioni in discussione: l’esenzione completa dall’IRPEF o, in alternativa, l’applicazione di un’imposta sostitutiva fissa al 10%.

Secondo le prime simulazioni, un contribuente con reddito di 35.000 euro risparmierebbe circa 480 euro, mentre chi guadagna 50.000 euro potrebbe ottenere un beneficio fiscale prossimo ai 700 euro.

La CGIA di Mestre ha sottolineato l’importanza del gettito IRPEF derivante dalle tredicesime, che nel 2024 è stato pari a circa 14,5 miliardi su un totale lordo di 59,3 miliardi. Questo evidenzia la delicatezza dell’intervento, che dovrà essere attentamente valutato per evitare squilibri nei conti pubblici.

Bilancio della manovra: 16 miliardi tra sgravi e sostenibilità

L’impatto complessivo della Manovra 2026 è stimato in circa 16 miliardi di euro. Una cifra significativa, che richiederà un’attenta copertura finanziaria, anche alla luce dei vincoli europei in materia di deficit e debito.

Il governo punta a finanziare le misure attraverso un mix di revisione della spesa, maggiori entrate da lotta all’evasione e possibili rimodulazioni di altre voci di bilancio. Al centro del dibattito anche l’eventuale utilizzo dei fondi europei non ancora allocati.

Il disegno di legge della Manovra dovrà essere presentato entro il 15 ottobre 2025, per poi passare al vaglio del Parlamento. Sarà fondamentale il confronto con le parti sociali, sindacati e imprese, per garantire un equilibrio tra equità sociale, crescita economica e sostenibilità fiscale.

Una manovra per il lavoro e per il ceto medio

La Manovra 2026 si configura come un intervento strategico per rilanciare il potere d’acquisto dei lavoratori italiani, soprattutto del ceto medio, e per dare una risposta concreta alle tensioni salariali degli ultimi anni. Ridurre le tasse sul lavoro non è solo una misura economica, ma anche un segnale politico forte in un contesto di persistente inflazione e rallentamento della crescita.

Resta da vedere se le misure proposte riusciranno a produrre gli effetti sperati in termini di consumi, produttività e fiducia. La sfida sarà mantenere i conti in equilibrio, evitando che il sostegno ai redditi si traduca in maggiore debito o tagli ai servizi.

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