L’euro digitale è alle porte: siamo pronti a cambiare il modo di pagare?

Scritto da Redazione Online - 19/05/2025 - 837 visualizzazioni
L’euro digitale è alle porte: siamo pronti a cambiare il modo di pagare?

Il 2026 potrebbe segnare un punto di svolta epocale per l’Unione Europea: la nascita dell’euro digitale. Una moneta emessa dalla Banca Centrale Europea, complementare al contante fisico, progettata per diventare il nuovo standard nei pagamenti digitali nel continente.

Non si tratta solo di una questione tecnologica, ma anche politica, economica e strategica. Il regolamento europeo in fase di definizione servirà da cornice normativa, necessaria a legittimare e avviare la circolazione dell’euro digitale come mezzo di pagamento a corso legale.

L’obiettivo? Restituire sovranità monetaria all’UE, contrastare il predominio delle big tech americane (come Visa, Mastercard, Apple Pay e Google Pay) e offrire ai cittadini un’alternativa pubblica, sicura e interoperabile per i pagamenti, sia online che offline.

Ma cosa comporterà davvero l’introduzione dell’euro digitale per i cittadini, i commercianti e le banche? Quali sono le sfide normative e tecniche da affrontare? E quali vantaggi concreti possiamo aspettarci?

Perché l’euro digitale è una priorità strategica per l’unione europea

In un mondo dove i pagamenti digitali stanno rapidamente sostituendo il contante, l’Unione Europea si trova a un bivio cruciale: continuare a dipendere da circuiti di pagamento extraeuropei oppure dotarsi di un’infrastruttura sovrana. La questione non è solo economica, ma profondamente politica. Come ha recentemente ribadito Pietro Cipollone, membro italiano del board della BCE, «l’assenza di un sistema europeo dei pagamenti digitali ha un prezzo elevato».

Questo vuoto ha aperto la strada al predominio di fornitori esteri che impongono condizioni e costi non sempre favorevoli, minando la concorrenza e limitando l’autonomia del Vecchio Continente.

Con l’euro digitale, l’Europa mira a colmare questo gap strutturale, rafforzando la propria autonomia strategica e riconquistando la sovranità nei pagamenti transfrontalieri. L’iniziativa non si propone di sostituire il contante, ma di affiancarlo con una versione digitale accessibile a tutti tramite portafogli elettronici, anche offline.

In questo modo, si garantisce la continuità del ruolo del denaro pubblico nell’ecosistema dei pagamenti digitali, oggi sempre più dominato da attori privati.

Il regolamento europeo: la legge quadro per l’euro digitale

Perché l’euro digitale possa diventare realtà, serve una solida base normativa. La Commissione Europea ha avviato l’iter per la definizione di un Regolamento europeo che ne sancisca la legittimità e ne disciplini le modalità d’uso, distribuzione e gestione. Questo regolamento sarà il punto di partenza per rendere l’euro digitale una valuta legale, valida su tutto il territorio dell’Eurozona, con la stessa dignità del contante.

Secondo le intenzioni dell’esecutivo europeo, entro l’estate del 2025 i governi dei 27 Stati membri dovranno trovare un’intesa politica in seno al Consiglio UE. Il Parlamento, a partire dall’autunno, dovrà poi elaborare la proposta legislativa. Solo dopo l’accordo definitivo tra Consiglio, Parlamento e Commissione potrà essere approvato il testo definitivo, auspicabilmente all’inizio del 2026.

Il Regolamento definirà anche aspetti cruciali: dalla protezione della privacy alle regole per l’intermediazione bancaria, fino ai limiti individuali di detenzione di euro digitali per evitare effetti negativi sulla stabilità dei depositi bancari. In gioco non c’è solo un nuovo strumento di pagamento, ma la ridefinizione dell’equilibrio tra denaro pubblico e privato nell’era digitale.

Troppa dipendenza dagli usa nei pagamenti: l’euro digitale come risposta

Oggi, nei pagamenti digitali transfrontalieri, l’Unione Europea è pesantemente dipendente da attori esterni, in particolare statunitensi. Visa, Mastercard, American Express, Apple Pay, Google Pay e PayPal dominano il mercato. Solo 7 dei 20 Paesi dell’Eurozona — tra cui l’Italia — dispongono di sistemi nazionali per carte di pagamento. Gli altri 13 Stati si affidano completamente a circuiti non europei, con un evidente squilibrio di potere economico e tecnologico.

Questa dipendenza non è solo un limite operativo, ma un vero e proprio vulnus per la sovranità europea, come ha sottolineato la stessa Commissione von der Leyen. L’euro digitale rappresenta l’occasione per invertire la rotta, offrendo un sistema unificato, sicuro e controllato direttamente dalle istituzioni dell’Unione.

Non si tratta, dunque, solo di un’innovazione finanziaria, ma di un tassello fondamentale per garantire autonomia strategica, sicurezza dei dati e concorrenza equa nel mercato dei pagamenti. Una valuta digitale pubblica può anche stimolare lo sviluppo di nuove soluzioni fintech europee, senza subordinazione agli standard imposti dalle big tech d’Oltreoceano.

Le prossime tappe verso l’introduzione dell’euro digitale

Il percorso legislativo e operativo dell’euro digitale è già tracciato, ma resta fitto di ostacoli e incognite. La prima scadenza fondamentale sarà entro l’estate 2025, quando i governi degli Stati membri dovranno raggiungere un compromesso politico all’interno del Consiglio dell’Unione Europea. Solo con questa intesa sarà possibile trasmettere una proposta solida al Parlamento europeo, chiamato a lavorare sul testo legislativo a partire dall’autunno dello stesso anno.

L’obiettivo è arrivare a un Regolamento approvato entro l’inizio del 2026, così da avviare le fasi operative. Tuttavia, anche in caso di via libera politico e normativo, serviranno almeno due anni di tempo per la distribuzione effettiva dell’euro digitale nei Paesi membri. Un processo che dovrà coinvolgere banche, intermediari finanziari, operatori tecnologici e istituzioni nazionali.

Due nodi restano ancora aperti in sede di Consiglio UE:

  • la compensazione economica per intermediari e commercianti,
  • e la definizione dei limiti massimi di detenzione per persona.

Questi aspetti saranno decisivi per evitare squilibri nel sistema bancario e favorire un’adozione ampia ma controllata della nuova valuta digitale.

Un ecosistema in evoluzione: euro digitale e iniziative private possono coesistere

Mentre le istituzioni europee lavorano alla definizione dell’euro digitale, non mancano le alternative private che cercano di guadagnare terreno. È il caso del wallet digitale Wero, già operativo in Belgio, Francia e Germania, promosso da alcune banche europee come soluzione indipendente dai circuiti americani. Alcuni parlamentari europei spingono per dare priorità a questi strumenti privati, considerandoli più rapidi e flessibili rispetto a una moneta pubblica digitale.

Tuttavia, l’euro digitale non nasce per escludere il mercato, ma per completarlo. Offrendo un’infrastruttura pubblica e sicura, la BCE intende creare un terreno fertile dove anche le iniziative private possano prosperare, senza subire il dominio tecnologico ed economico di giganti extraeuropei. A conferma di questo approccio, la BCE ha inserito l’euro digitale nella propria dichiarazione di politica monetaria e la Banca d’Italia ha già istituito un’unità operativa dedicata.

In uno scenario in continua trasformazione, l’euro digitale rappresenta quindi una scelta di autonomia e modernità, per tutelare i cittadini, le imprese e l’identità economica dell’Unione. Ma per centrare l’obiettivo serve una volontà politica chiara e condivisa: il tempo per agire è ora.

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