Il Bitcoin, prima e più influente criptovaluta del mondo, è diventato un fenomeno globale che non mostra segni di rallentamento nonostante le fluttuazioni di mercato. Tuttavia, dietro il suo fascino e le promesse di ricchezza, si nasconde un impatto ambientale inquietante.

Secondo uno studio dell’Università delle Nazioni Unite, guidato da Kaveh Madani, il “mining” dei Bitcoin, ovvero il processo computazionale necessario per mantenere attiva la sua rete, ha consumato nel biennio 2020-2021 ben 173.42 Terawatt ore di elettricità.

Per mettere in prospettiva, l’Italia in un anno consuma circa 295 Terawatt ore.

Se il mining di Bitcoin fosse una nazione, si posizionerebbe al 27° posto nel mondo per consumo energetico, superando addirittura il Pakistan, un paese di 230 milioni di abitanti.

L’impronta di carbonio generata da questo processo è paragonabile alle emissioni di 190 centrali elettriche a gas naturale, un impatto che richiederebbe la piantumazione di 3.9 miliardi di alberi per essere bilanciato, equivalente al 7% della foresta amazzonica. Inoltre, il consumo idrico necessario al raffreddamento delle attrezzature di mining è pari a quello di 300 milioni di persone nell’Africa subsahariana.

Un dato non trascurabile è che la maggior parte dell’energia utilizzata per il mining proviene da fonti fossili: 45% dal carbone e 21% da gas naturale, con la Cina che ospita la maggior parte delle attività di mining.

Le possibili cause della crescita esponenziale

Nonostante questi dati allarmanti, il Bitcoin ha continuato a crescere, raddoppiando il suo valore nel 2023 e superando i 34.000 dollari, con un incremento del 106% dall’inizio dell’anno.

Questo rinnovato interesse è attribuibile a diversi fattori, tra cui la decisione di un tribunale d’appello federale statunitense che ha favorito la creazione di un ETF (Exchange-Traded Fund) basato su Bitcoin da parte di Grayscale Investments, introducendo nuove opportunità di investimento e speculazioni di mercato.

Le implicazioni e le sfide future

La questione cruciale rimane: come può il mondo conciliare l’ascesa del Bitcoin e la necessità di proteggere l’ambiente? È imperativo intraprendere azioni concrete per ridurre l’impatto ambientale del mining, esplorando fonti energetiche rinnovabili e innovazioni tecnologiche che possano rendere il processo più efficiente dal punto di vista energetico.

La trasparenza e la responsabilità devono guidare il cammino verso una criptoeconomia sostenibile, garantendo che il progresso finanziario non avvenga a spese del nostro pianeta.

Inoltre, è fondamentale considerare il ruolo delle istituzioni e dei regolatori nella promozione di pratiche sostenibili e nella tutela degli investitori. La creazione di ETF su Bitcoin apre nuove strade per l’investimento istituzionale, ma richiede anche un quadro normativo solido per prevenire abusi e manipolazioni di mercato.

Conclusioni

Il Bitcoin, con il suo impatto energetico e ambientale senza precedenti, rappresenta una sfida e un’opportunità per la società contemporanea. Da un lato, offre una nuova frontiera finanziaria e opportunità di crescita economica; dall’altro, pone questioni critiche sulla sostenibilità e sull’impatto a lungo termine sul nostro ecosistema.

Affrontare queste sfide sarà cruciale per garantire che l’innovazione finanziaria e la tutela ambientale possano coesistere, guidando il mondo verso un futuro più verde e prospero.