Il 10 ottobre 2025, un messaggio pubblicato da Donald Trump su Truth Social ha innescato un’immediata e brutale reazione nei mercati finanziari globali. Il presidente ha annunciato l’introduzione di dazi del 100% su tutte le importazioni dalla Cina, a partire dal 1° novembre 2025, rispondendo così a nuove misure restrittive cinesi sulle esportazioni di terre rare.
Questa mossa ha avuto ripercussioni dirette e devastanti sul mercato delle criptovalute, con Bitcoin, Ethereum e Solana che hanno registrato ribassi a doppia cifra nell’arco di poche ore.
Cosa ha spinto Trump a una misura tanto drastica? Perché il mercato cripto ha reagito in modo così violento?
E quali sono ora le prospettive economiche e regolatorie per gli investitori?
Contesto e motivazioni politico-economiche
Il cuore del conflitto si trova nel terreno strategico delle terre rare, 17 elementi chimici fondamentali per l’industria tecnologica moderna. Pechino, da sempre leader nella produzione e raffinazione di questi materiali, ha annunciato un inasprimento delle restrizioni sull’export verso aziende occidentali, in particolare statunitensi, colpendo settori come microchip, veicoli elettrici e dispositivi medici.
La risposta americana non si è fatta attendere. Il presidente Trump ha dichiarato:
“Le azioni della Cina sono straordinarie, aggressive, sinistre e ostili. Non resteremo in silenzio mentre Pechino tenta di strangolare l’economia americana con il controllo strategico delle risorse.”
L’annuncio dei dazi al 100% ha suscitato immediatamente forti reazioni diplomatiche. Fonti vicine alla Casa Bianca hanno fatto sapere che è a rischio l’incontro bilaterale previsto con il presidente Xi Jinping a dicembre, mentre alcuni analisti temono una nuova spirale di sanzioni e contro-sanzioni.
Effetti immediati e reazioni del mercato cripto
La reazione più violenta si è avuta sul mercato delle criptovalute, tradizionalmente sensibile alle incertezze macroeconomiche. In poche ore, la piattaforma Solana ha visto il suo valore precipitare da 222 a 183 dollari, con un crollo del 16%.
Ma non è stata l’unica. Bitcoin, che da mesi viaggiava stabilmente sopra i 125.000 dollari grazie all’ottimismo sugli ETF, è scivolato fino a 102.000 dollari, mentre Ethereum è sceso sotto i 3.700 dollari, perdendo circa il 12% del suo valore in un’unica sessione.
Secondo i dati di Coinglass, in meno di 24 ore sono state liquidate posizioni in leva per oltre 19 miliardi di dollari, coinvolgendo più di 1,6 milioni di trader in tutto il mondo. Il sell-off ha generato un’ondata di panic selling che ha trascinato giù anche altcoin e memecoin, riducendo la capitalizzazione complessiva del mercato cripto del 9%, ora ferma a 3,8 trilioni di dollari.
Contesto regolatorio e prospettive future
Solo pochi giorni prima dell’annuncio di Trump, il clima sul mercato cripto era decisamente più ottimista. Gli analisti di Bloomberg davano una probabilità del 100% all’approvazione imminente di ETF spot su Solana, un evento considerato catalizzatore per una nuova fase rialzista.
Tuttavia, le rinnovate tensioni geopolitiche hanno rapidamente oscurato le prospettive regolatorie. Anche se l’approvazione degli ETF rimane probabile, la paura di una recessione globale e l’inasprirsi del confronto USA-Cina hanno riportato gli investitori su asset meno volatili e più difensivi.
Le autorità regolatorie statunitensi, tra cui la SEC, hanno fatto sapere che le decisioni sugli ETF procederanno come da calendario, ma è evidente che il sentiment di mercato si è deteriorato in modo significativo. La volatilità legata alla geopolitica sta ora diventando una variabile più determinante delle stesse normative.
Implicazioni più ampie
Il conflitto sulle terre rare mette a nudo una fragilità strutturale dell’economia globale: la dipendenza tecnologica dalla Cina. Con oltre il 70% delle terre rare globali controllate da Pechino, l’intero ecosistema digitale e industriale mondiale è vulnerabile a shock politici e restrizioni unilaterali.
Questo impatto si riflette anche nei mercati finanziari. L’episodio del 10 ottobre rappresenta una delle peggiori giornate nella storia recente delle criptovalute, paragonabile al crash post-FTX o alla pandemia. La sua origine, tuttavia, è profondamente diversa: non è un problema interno al settore cripto, ma un effetto collaterale delle tensioni internazionali.
Gli investitori, sia retail che istituzionali, si trovano così in un contesto altamente incerto, dove anche asset ritenuti “decentralizzati” e “resistenti” come Bitcoin mostrano estrema sensibilità agli sviluppi geopolitici.
Conclusione: quale direzione per i mercati?
L’episodio dimostra come, nel mondo iperconnesso del 2025, ogni decisione politica può avere un impatto immediato e globale sui mercati, incluso quello delle criptovalute. I dazi al 100% sulle importazioni cinesi non sono solo una misura economica, ma un segnale strategico di ridefinizione degli equilibri internazionali.
Nei prossimi mesi, i mercati resteranno in balia delle mosse delle due superpotenze. L’eventuale approvazione degli ETF su Solana potrebbe offrire una tregua, ma l’incertezza domina. Per gli investitori, si apre una fase in cui la gestione del rischio geopolitico sarà fondamentale quanto l’analisi tecnica o fondamentale.