Nel 2025 Walmart, il colosso del retail con oltre 2,1 milioni di dipendenti, si trova al centro di una delle trasformazioni tecnologiche più imponenti della sua storia: l’adozione pervasiva dell’intelligenza artificiale. Una rivoluzione che non solo ridefinisce le modalità operative interne, ma riscrive anche le dinamiche tra uomo, tecnologia e lavoro.
A differenza di altri giganti industriali che temono drastici tagli occupazionali, Walmart ha tracciato una rotta controcorrente: trasformare i ruoli lavorativi senza ridurre il numero complessivo dei posti.
Con l’integrazione di agenti AI come “Sparky” e un’architettura intelligente costruita attorno a quattro “super agenti” verticali, l’azienda punta a costruire un ecosistema in cui ogni stakeholder – dal cliente al fornitore – possa trarre beneficio dalla tecnologia. Tuttavia, al centro di tutto resta l’essere umano: i ruoli a contatto con il cliente non saranno automatizzati, e un vasto programma di riqualificazione, sviluppato in collaborazione con OpenAI, guiderà i lavoratori verso nuove competenze.
Cosa significa tutto questo per il futuro del lavoro nel retail? Quali professioni spariranno e quali nasceranno? E davvero l’AI può migliorare l’esperienza d’acquisto senza disumanizzarla?
Ogni lavoro cambierà: l’impatto pervasivo dell’ai secondo walmart
Doug McMillon, CEO di Walmart, è stato chiaro: “l’AI cambierà praticamente ogni lavoro”. Non si tratta di una semplice evoluzione tecnologica, ma di un cambiamento sistemico destinato a toccare ogni funzione aziendale, a partire da quelle logistiche fino a quelle manageriali.
E non è solo Walmart a prepararsi: anche leader di aziende come Amazon e Ford hanno espresso timori per l’effetto dell’AI sulle cosiddette “funzioni bianche” – ruoli amministrativi, di analisi e di gestione – che potrebbero essere ridimensionati o profondamente trasformati.
Nel caso di Walmart, però, la visione è meno drastica e più evolutiva: l’intelligenza artificiale non sostituirà il capitale umano, ma ne modificherà l’impiego. Alcuni compiti manuali, come la gestione dell’inventario o il monitoraggio degli scaffali, sono già stati automatizzati grazie a sistemi intelligenti e robotica integrata. Al tempo stesso, stanno emergendo nuove figure professionali, come gli Agent Builder, esperti incaricati di progettare, personalizzare e mantenere gli agenti AI che interagiscono con clienti e dipendenti.
La trasformazione, quindi, non è sinonimo di perdita occupazionale, ma di riallocazione delle competenze: si passa da ruoli ripetitivi a mansioni più analitiche, strategiche e tecnologiche.
Una strategia ai su misura per il retail: i “super agenti” di Walmart
Nel cuore della trasformazione di Walmart c’è un’architettura AI unificata e verticale, costruita per rispondere alle esigenze specifiche del mondo retail. Il gigante statunitense ha adottato un modello basato su quattro “super agenti” dedicati rispettivamente a clienti, dipendenti, fornitori e sviluppatori. Questi agenti operano come interfacce intelligenti e autonome, capaci di gestire flussi di lavoro complessi, migliorando l’efficienza, la precisione operativa e la personalizzazione dell’esperienza utente.
Uno degli esempi più significativi è Sparky, l’agente AI già attivo nei centri logistici e nei punti vendita: supporta le operazioni quotidiane, ottimizza la gestione dell’inventario e fornisce suggerimenti proattivi ai collaboratori in tempo reale. Grazie a questi strumenti, compiti prima eseguiti manualmente vengono ora automatizzati, consentendo ai dipendenti di concentrarsi su attività a più alto valore aggiunto.
L’obiettivo a lungo termine è ambizioso: trasformare l’esperienza d’acquisto da un’interazione keyword-based a un flusso guidato da un assistente intelligente. In pratica, il cliente non cercherà più prodotti digitando parole chiave, ma dialogherà con un agente AI capace di interpretare bisogni complessi e gestire interi workflow, come creare una lista della spesa, comparare prezzi, suggerire abbinamenti o prenotare un servizio.
Walmart, quindi, non adotta semplicemente AI: la plasma per adattarla al proprio ecosistema, creando una piattaforma che potrà essere scalata, integrata e continuamente evoluta grazie al contributo degli stessi lavoratori e sviluppatori.
Riqualificare, non sostituire: l’approccio umano-centrico di Walmart
Mentre molte aziende si preparano ad affrontare il futuro con piani di riduzione del personale, Walmart sceglie una via differente: investire massicciamente nella riqualificazione della propria forza lavoro. Al centro di questa strategia c’è un programma di certificazione in intelligenza artificiale realizzato in collaborazione con OpenAI. Attualmente in fase iniziale, il progetto verrà esteso nel 2026 a tutti gli associati negli Stati Uniti attraverso la Walmart Academy, il centro di formazione interna dell’azienda.
L’obiettivo è duplice: da un lato, offrire ai dipendenti gli strumenti per interagire efficacemente con gli agenti AI presenti sul luogo di lavoro; dall’altro, aprire le porte a nuove carriere tecniche e digitali all’interno dell’ecosistema Walmart. La figura dell’Agent Builder è solo l’inizio: nei prossimi anni, emergeranno ruoli dedicati al monitoraggio etico degli algoritmi, alla personalizzazione dei flussi AI e alla supervisione dell’esperienza cliente in ambienti ibridi uomo-macchina.
In parallelo, l’azienda rimarca una posizione netta: i ruoli che prevedono interazione diretta con il cliente resteranno umani. L’aspetto relazionale viene considerato insostituibile. L’intelligenza artificiale, in questo scenario, assume un ruolo di supporto e potenziamento, non di rimpiazzo. L’automazione sarà dunque progressiva, mirata e sempre sotto controllo umano, in linea con una visione etica dell’innovazione.
In un contesto globale in cui l’AI viene spesso vista come una minaccia al lavoro, Walmart prova a riscrivere la narrativa, trasformandola in una opportunità di evoluzione inclusiva e sostenibile.
Il futuro del retail è ibrido, intelligente e umano
L’esperienza di Walmart nel 2025 rappresenta un possibile modello di transizione per l’intero settore retail globale. L’integrazione dell’intelligenza artificiale non viene affrontata come una rivoluzione che cancella il passato, ma come un’evoluzione consapevole, in cui tecnologia e capitale umano coesistono e si rafforzano a vicenda. Automatizzare non significa disumanizzare, e formare non significa solo aggiornare: è un atto strategico per costruire un nuovo equilibrio tra competenze digitali e soft skills relazionali.
Nei prossimi anni, l’AI diventerà un’infrastruttura invisibile ma onnipresente nei punti vendita e nelle piattaforme digitali. I clienti si abitueranno a interagire con assistenti virtuali sempre più sofisticati, mentre i dipendenti assumeranno nuovi ruoli più dinamici, creativi e strategici. Walmart, in questo, ha già avviato un processo che molti seguiranno: ripensare il lavoro non come un costo da ridurre, ma come una risorsa da elevare con la tecnologia.
La vera sfida non sarà solo tecnica, ma culturale: saper comunicare il cambiamento, generare fiducia nei lavoratori, costruire percorsi di carriera compatibili con l’evoluzione tecnologica. E in questo contesto, Walmart sembra aver trovato una rotta capace di coniugare business, innovazione e responsabilità sociale.