Nel panorama in continua evoluzione del cloud computing, Oracle lancia un messaggio chiaro al mercato: non intende più giocare in difesa. Con una previsione di fatturato di 166 miliardi di dollari dal business Oracle Cloud Infrastructure (OCI) entro l’anno fiscale 2030, il colosso guidato da Larry Ellison alza l’asticella e punta a una crescita esponenziale: si parla infatti di un tasso annuo composto (CAGR) del 75% nei prossimi cinque anni, partendo dagli attuali 10 miliardi previsti per il 2025.
Questa ambizione si inserisce in un contesto economico favorevole per Oracle, che ha visto le proprie azioni salire di oltre il 4% nella giornata dell’annuncio, riflettendo l’entusiasmo degli investitori verso la sua nuova traiettoria. In uno scenario dove i giganti del cloud – Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud – dominano da anni, Oracle sembra decisa a rompere gli equilibri e diventare protagonista nella corsa globale all’intelligenza artificiale e all’infrastruttura cloud.
Ma come intende riuscirci? Qual è il segreto dietro questa esplosione di crescita? E quali sfide dovrà affrontare in un settore dominato da colossi consolidati?
La rincorsa ai big del cloud: Oracle accelera
Oracle sta puntando tutto su una strategia di crescita aggressiva che la vede trasformarsi da azienda storicamente focalizzata sui database a uno dei principali fornitori globali di infrastruttura cloud. La rincorsa ai big del settore – Amazon, Microsoft e Google – è cominciata con decisione grazie a massicci investimenti in infrastrutture, centri dati e tecnologie emergenti.
Nel primo trimestre dell’anno fiscale 2026, Oracle ha registrato una crescita del 117% anno su anno nel segmento legato all’intelligenza artificiale. Un dato che non può passare inosservato e che testimonia la solidità della sua nuova visione industriale. Ancora più impressionante è l’incremento delle obbligazioni di performance future (ossia i ricavi contrattuali attesi nei prossimi anni), cresciute del 359%, fino a raggiungere i 455 miliardi di dollari.
A trainare questa dinamica, la domanda crescente di capacità di calcolo da parte di clienti come Meta e altri big tech, che vedono in Oracle un partner affidabile per alimentare i propri modelli di intelligenza artificiale generativa.
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AI e GPU: la nuova linfa del business cloud
Il cuore pulsante della strategia cloud di Oracle è l’intelligenza artificiale. I modelli generativi stanno rivoluzionando interi settori – dal marketing alla medicina – e richiedono infrastrutture scalabili, sicure e ad altissime prestazioni. Oracle ha saputo rispondere a questa sfida con investimenti mirati, in particolare nel campo delle GPU, essenziali per l’addestramento e l’esecuzione dei modelli di AI.
Un esempio? La partnership con Nvidia prevede un investimento superiore a 40 miliardi di dollari per garantire l’accesso continuativo a chip di nuova generazione. Parallelamente, è stato stretto un accordo strategico con AMD per l’acquisto di 50.000 GPU entro la seconda metà del 2026. Non meno significativa è la maxi-commessa da 20 miliardi di dollari siglata con Meta, che affida ad Oracle una parte cruciale del proprio stack tecnologico per l’AI.
Grazie a queste iniziative, Oracle si è ritagliata uno spazio competitivo in un mercato che sembrava già saturato, proponendosi come l’alleato perfetto per le aziende che puntano sull’AI per il loro futuro.
Redditività e sostenibilità dei margini
Uno degli aspetti più interessanti delle nuove proiezioni Oracle riguarda la sostenibilità economica del business AI cloud. Nonostante gli elevati investimenti iniziali, la società prevede margini lordi aggiustati tra il 30 e il 40% per il segmento cloud dedicato all’intelligenza artificiale.
Questi margini, secondo quanto dichiarato dal management, sono destinati a rimanere stabili anche nel lungo periodo, grazie alla struttura contrattuale pluriennale con i clienti, che garantisce un flusso costante di ricavi. Inoltre, Oracle ha evidenziato come alcuni accordi multi-annuali abbiano già dimostrato la capacità di mantenere margini solidi, nonostante l’evoluzione rapida delle tecnologie impiegate.
In un periodo in cui molti operatori tech devono ancora dimostrare la sostenibilità dei loro modelli AI, Oracle punta a un mix tra crescita esplosiva e controllo della redditività.
Oracle cambia pelle: da database a cloud AI
L’annuncio delle ambiziose previsioni per il 2030 segna un punto di svolta nella storia di Oracle. Non più solo azienda di software per database, ma player di primo piano nell’infrastruttura cloud per intelligenza artificiale. Un’evoluzione che sta avvenendo in tempi record, sostenuta da alleanze strategiche, contratti miliardari e una visione chiara del futuro.
In un mercato sempre più dominato dall’intelligenza artificiale, Oracle ha scelto di non inseguire, ma di guidare. E con un potenziale fatturato di 166 miliardi di dollari in meno di cinque anni, la scommessa potrebbe rivelarsi vincente.