La recente sentenza di un tribunale di Los Angeles ha riacceso i riflettori su uno dei casi più controversi degli ultimi decenni nel mondo dell’impresa e della sanità. La multinazionale farmaceutica Johnson & Johnson è stata condannata a pagare 966 milioni di dollari di risarcimento alla famiglia di Mae Moore, una donna deceduta nel 2021 per mesotelioma, una forma rara e letale di cancro. Secondo i familiari, la malattia sarebbe stata causata dall’utilizzo prolungato di un talco prodotto dall’azienda e contaminato da amianto.
Questa vicenda si inserisce in un più ampio contesto di migliaia di cause legali avviate negli Stati Uniti contro la storica società, con accuse che mettono in discussione non solo la sicurezza dei prodotti, ma anche l’etica aziendale e la trasparenza verso consumatori e autorità.
Quali saranno le ripercussioni economiche e reputazionali per Johnson & Johnson? E cosa insegna questo caso sul ruolo della responsabilità d’impresa e dei controlli regolatori nel settore farmaceutico?
La sentenza di Los Angeles: un verdetto da quasi un miliardo di dollari
Il tribunale della contea di Los Angeles ha stabilito che Johnson & Johnson dovrà versare 966 milioni di dollari (circa 831 milioni di euro) alla famiglia di Mae Moore, riconoscendo il nesso tra l’uso del talco e la comparsa del mesotelioma. La cifra rappresenta uno dei risarcimenti più alti mai imposti all’azienda per cause legate ai suoi prodotti.
Il caso si è basato su evidenze secondo cui il talco utilizzato da Moore per anni sarebbe stato contaminato da fibre di amianto, sostanza altamente cancerogena. La sentenza potrebbe diventare un precedente giuridico importante per le altre cause ancora in corso.
Johnson & Johnson ha annunciato l’intenzione di impugnare la decisione, ribadendo di non avere responsabilità diretta e di aver sempre operato nel rispetto delle normative sanitarie.
Una lunga scia di cause legali e risarcimenti miliardari
Il caso di Mae Moore non è isolato. Johnson & Johnson è coinvolta da anni in migliaia di cause legali legate all’uso di talco nei suoi prodotti. Secondo le accuse, alcuni lotti avrebbero contenuto tracce di amianto, un materiale noto per la sua pericolosità e strettamente regolamentato in tutto il mondo.
Nel 2018, un tribunale aveva già condannato l’azienda a pagare 4,7 miliardi di dollari a 22 donne che avevano sviluppato il cancro alle ovaie dopo anni di utilizzo del talco per l’igiene intima. Lo stesso anno, un’inchiesta di Reuters rivelò che Johnson & Johnson era a conoscenza da decenni della possibile contaminazione da amianto ma avrebbe scelto di non informare né i clienti né le autorità di regolamentazione.
Nonostante la società continui a respingere tutte le accuse, a partire dagli anni ’90 ha progressivamente riformulato i suoi prodotti, sostituendo il talco con amido di mais, una sostanza considerata più sicura.
Il ritiro globale dei prodotti a base di talco
Nel 2020, Johnson & Johnson ha annunciato la sospensione della vendita dei prodotti a base di talco negli Stati Uniti e in Canada. Nel 2023, questa decisione è stata estesa a livello globale, in seguito al crescente numero di contenziosi e al calo di fiducia da parte dei consumatori.
L’azienda ha dichiarato che la scelta è stata dettata da motivi commerciali, e non da un’ammissione di colpa. Tuttavia, molti osservatori ritengono che il ritiro globale rappresenti un tentativo di limitare i danni reputazionali e le potenziali perdite finanziarie legate alle cause ancora pendenti.
Questa strategia rientra in un più ampio sforzo di Johnson & Johnson per separare il rischio legale dal resto delle sue attività, che includono settori come farmaceutica, dispositivi medici e ricerca scientifica.
Le implicazioni per la finanza e la reputazione aziendale
Dal punto di vista economico, i risarcimenti milionari e le controversie legali hanno avuto impatti significativi sulla stabilità finanziaria dell’azienda. Sebbene Johnson & Johnson resti una delle corporation più solide al mondo, questi episodi hanno inciso sul valore azionario e sulla percezione da parte di investitori istituzionali e piccoli azionisti.
A livello reputazionale, il danno è ancora più profondo. In un’epoca in cui trasparenza e responsabilità sociale sono diventati criteri fondamentali per valutare un’impresa, casi come questo mettono a dura prova la credibilità costruita in oltre un secolo di attività.
La vicenda di Johnson & Johnson solleva anche interrogativi più ampi sulla regolamentazione dei prodotti per la cura personale, sull’efficacia dei controlli governativi e sul ruolo dei media nell’evidenziare rischi per la salute pubblica.