Dopo mesi di incertezze e ritardi burocratici, la cosiddetta “Prestazione universale” per gli anziani fragili è finalmente operativa. Si tratta di un contributo mensile da 850 euro destinato agli over 80 in condizioni di grave bisogno assistenziale e con redditi molto bassi.
Il beneficio, di fatto, si affianca all’indennità di accompagnamento ordinaria (531,76 euro), portando il totale mensile disponibile a circa 1.381 euro. Ma attenzione: questa nuova somma non si aggiunge indiscriminatamente ad altri sostegni pubblici. Anzi, assorbe eventuali aiuti regionali o comunali già percepiti per l’assistenza, lasciando però distinti i flussi di pagamento tra Inps e altri enti.
La misura, introdotta nell’ambito della riforma per la non autosufficienza avviata a inizio 2024, è stata bloccata per mesi a causa della mancata pubblicazione del decreto attuativo da parte del Ministero del Lavoro.
Solo con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale si è sbloccata l’intera macchina amministrativa, permettendo all’Inps di avviare le procedure operative.
Requisiti stringenti e scadenze precise: chi può fare domanda
Accedere alla Prestazione universale non è automatico e richiede il rispetto di quattro requisiti fondamentali. Innanzitutto, è necessario aver compiuto almeno 80 anni al momento della domanda. Secondo, il richiedente deve già percepire l’indennità di accompagnamento o comunque essere in possesso delle condizioni mediche necessarie per ottenerla. Terzo, bisogna avere un ISEE sociosanitario inferiore a 6.000 euro, calcolato su un nucleo ristretto che include solo coniugi e figli fiscalmente a carico.
Infine, l’elemento più delicato: lo stato di “bisogno assistenziale gravissimo”, che dovrà essere certificato e documentato nei modi previsti.
La domanda può essere presentata esclusivamente online tramite il portale dell’Inps, in qualsiasi momento, purché si siano raggiunti tutti i requisiti. Non esiste un click day, ma la misura ha una scadenza fissata al 31 dicembre 2026, essendo considerata sperimentale.
Il fondo a disposizione è limitato a 500 milioni di euro in due anni: ciò significa che, in caso di richieste superiori alla platea prevista (circa 25.000 beneficiari), l’importo mensile potrebbe essere ridotto.
Verifiche rigorose per garantire equità e correttezza
Uno degli aspetti più delicati dell’intera misura è il meccanismo di controllo predisposto per evitare abusi e garantire che il contributo vada davvero a chi ne ha più bisogno. Il “bisogno assistenziale gravissimo” non è un concetto generico: per l’INPS deve rientrare tra quelli previsti dal decreto ministeriale del 26 settembre 2016. Questo significa che la persona interessata deve trovarsi in una condizione di dipendenza totale: demenza avanzata, uso continuativo di autorespiratori, stato vegetativo, gravi lesioni spinali, invalidità totale.
Per accertare tali condizioni, oltre alla documentazione clinica aggiornata, il richiedente deve compilare un dettagliato questionario di autodichiarazione. In esso si valuta la composizione del nucleo familiare, la presenza di altri soggetti fragili, la frequenza dell’assistenza domiciliare pubblica o privata, ed eventuali ricoveri recenti.
Non solo: l’INPS si riserva il diritto di controllare, anche in fase successiva, che le somme erogate siano state effettivamente impiegate per servizi di assistenza e cura. Se si rilevassero false dichiarazioni o usi impropri del contributo, è previsto l’obbligo di restituzione delle somme. Tuttavia, come osservano diversi esperti, la verifica puntuale di questi elementi non sarà affatto semplice nella pratica.
Una misura sperimentale che potrebbe cambiare il welfare per gli anziani
La Prestazione universale rappresenta un passo importante nella direzione di un welfare più attento alla terza età, soprattutto per le persone più vulnerabili. L’obiettivo dichiarato del Governo è quello di testare l’efficacia di un sostegno economico mirato, capace di alleggerire il peso delle cure domiciliari, sostenere le famiglie e, al tempo stesso, favorire la permanenza degli anziani nel proprio ambiente domestico.
Una scelta in linea con le raccomandazioni europee e con le esigenze di una popolazione sempre più longeva.
Tuttavia, la natura sperimentale della misura e i fondi limitati impongono cautela: sarà fondamentale monitorare attentamente l’andamento delle domande, la distribuzione delle risorse e l’impatto effettivo sulle condizioni di vita dei beneficiari. Se i risultati saranno positivi, non è escluso che questo strumento possa diventare strutturale nei prossimi anni, inserendosi stabilmente tra le politiche pubbliche di sostegno alla non autosufficienza.