Il Winter Egg del 1913: un capolavoro invernale senza tempo
Nel mondo dell’alta gioielleria e dell’arte imperiale russa, poche creazioni evocano lo stesso senso di meraviglia e raffinatezza del “Winter Egg” realizzato da Peter Carl Fabergé nel 1913. Questo capolavoro in miniatura, realizzato per l’imperatrice madre Maria Feodorovna, rappresenta il culmine dell’eccellenza tecnica e simbolica della Maison Fabergé, nonché uno dei suoi rari esemplari ancora oggi in mani private. Commissionato dallo Zar Nicola II come dono pasquale, secondo una tradizione che univa fede, potere e bellezza, l’uovo è oggi uno dei pezzi più ambiti dai collezionisti d’arte.
Con una stima di vendita all’asta superiore ai 20 milioni di sterline, il Winter Egg tornerà sul mercato il 2 dicembre 2025, quando sarà battuto da Christie’s a Londra insieme ad altri tesori Fabergé. Ma cosa rende questo oggetto così straordinario? Quali storie racconta? E perché continua a incantare il mondo oltre un secolo dopo la sua creazione?
Un trionfo di ghiaccio e luce: descrizione artistica e tecnica
L’uovo d’inverno è considerato da molti esperti il vertice assoluto del genio artistico di Fabergé. Realizzato in quarzo cristallo di roccia siberiano, liscio e trasparente come il ghiaccio puro, il Winter Egg è impreziosito da una struttura in platino e dettagli in ortoclasio. Il tutto è finemente decorato con oltre 1600 diamanti tagliati a rosa, che riflettono la luce con una delicatezza simile a quella dei cristalli di neve.
La base dell’uovo riproduce un blocco di ghiaccio che si sta lentamente sciogliendo, da cui scorrono rivoli di diamanti, un dettaglio sorprendente per il livello tecnico e poetico raggiunto. All’interno, come sorpresa, si trova una cestina in platino contenente fiori di anemone in quarzo bianco, disposti su un letto di muschio dorato: un’allegoria raffinata del passaggio dall’inverno alla primavera, della morte che lascia spazio alla rinascita.
Le dimensioni dell’uovo sono di circa 102 mm di altezza, ma il suo impatto visivo e simbolico va ben oltre la scala fisica.
Alma Theresia Pihl: una donna dietro l’incanto
Uno degli aspetti più straordinari del Winter Egg è che fu ideato e disegnato da Alma Theresia Pihl, una delle sole due designer donne che abbiano mai lavorato per la Maison Fabergé. Nipote del maestro orefice August Holmström, Pihl entrò giovanissima nel laboratorio di San Pietroburgo e si distinse subito per il suo sguardo innovativo e la capacità di trasformare la natura in poesia visiva.
L’ispirazione per l’uovo d’inverno nacque osservando i cristalli di ghiaccio formarsi sui vetri ghiacciati del suo studio. Pihl ne studiò la struttura, trasformando un fenomeno naturale effimero in una meraviglia eterna. La sua firma artistica è oggi riconosciuta come una delle più preziose testimonianze del genio femminile in un’epoca dominata dalla figura maschile.
Il 1913 e il prezzo dell’imperialità
Il Winter Egg fu commissionato nel 1913 da Nicola II, in occasione della Pasqua ortodossa, per la madre Maria Feodorovna. La tradizione degli “uova imperiali” era iniziata nel 1885 con Alessandro III, ma fu il figlio a portarla al massimo splendore.
Il costo dell’epoca fu di 24.600 rubli, una cifra astronomica: corrispondeva a più di cento volte lo stipendio mensile medio di un lavoratore russo. La Russia si trovava ancora nell’ultimo periodo di splendore imperiale, e i Fabergé rappresentavano non solo arte e lusso, ma anche propaganda simbolica di potere e stabilità, in un mondo che di lì a poco sarebbe crollato.
Rivoluzione, esilio e obblio: il viaggio dell’uovo
Con la Rivoluzione Russa del 1917, la famiglia imperiale fu deposta e molti dei suoi tesori confiscati. Il Winter Egg venne sequestrato dal neonato governo bolscevico e venduto rapidamente attraverso canali antiquari.
Nel 1920, apparve in un catalogo londinese e venne acquistato per appena 450 sterline. Iniziò così un lungo periodo di sparizione e silenzio, interrotto solo nel 1993, quando il gioiello venne ritrovato e attribuito con certezza al corpus degli uova imperiali Fabergé.
Negli anni successivi passò attraverso collezioni private di altissimo livello, tra cui quella del principe del Qatar, uno dei maggiori collezionisti mondiali di arte russa e islamica.
Record, fascino e rilancio: l’asta del 2025
Nel 2002, il Winter Egg fu battuto in un’asta Sotheby’s per oltre 9 milioni di dollari, segnando un record assoluto all’epoca. Oggi, con il mercato dell’arte in pieno fermento e un rinnovato interesse per i manufatti storici imperiali, l’uovo torna all’asta con una stima superiore ai 20 milioni di sterline.
L’appuntamento è fissato per il 2 dicembre 2025, presso la sede di Christie’s a Londra, in un evento che vedrà anche la presenza di altri capolavori firmati Fabergé, tra cui un raro uovo del periodo alexandrino e una collezione di oggetti smaltati su oro.
Gli esperti di Christie’s definiscono il Winter Egg “il più poetico e sofisticato degli oggetti d’arte imperiali sopravvissuti”.
Un’eredità preziosa
Il Winter Egg del 1913 non è solo un oggetto di lusso: è un condensato di arte, storia, politica e genialità femminile. Sopravvissuto a rivoluzioni, esili e mercati, è oggi uno dei pochi uova imperiali Fabergé rimasti in mani private, e rappresenta la tensione eterna tra fragilità e permanenza, tra inverno e rinascita.
Per collezionisti, storici e appassionati, resta una testimonianza viva della Russia imperiale e del genio creativo di una donna capace di scolpire l’inverno nella pietra.