OpenAI e Oracle: un contratto da 300 miliardi che cambia il cloud

Scritto da Redazione Online - 12/09/2025 - 421 visualizzazioni
OpenAI e Oracle: un contratto da 300 miliardi che cambia il cloud

OpenAI, la società diventata simbolo dell’avanzata dell’intelligenza artificiale generativa, ha firmato un accordo storico con il colosso tecnologico Oracle. Si parla di un impegno da 300 miliardi di dollari distribuiti su un arco temporale di circa cinque anni, finalizzato all’acquisto di potenza di calcolo su cloud. Si tratta di uno dei contratti più imponenti mai stipulati nel settore IT, che segna un nuovo picco nella corsa globale all’infrastruttura per l’AI.

Un’operazione che va ben oltre la semplice fornitura tecnologica: dietro questo investimento si nasconde una trasformazione profonda del mercato, dei rapporti di forza tra le big tech, e della distribuzione dell’energia a livello globale.

Perché OpenAI ha scelto Oracle come partner? Quali impatti economici avrà questo contratto colossale sui mercati e sul settore del cloud computing? E quali rischi si nascondono dietro numeri tanto ambiziosi?

Un contratto che riscrive le regole del cloud computing

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, il contratto tra OpenAI e Oracle prevede l’acquisto di 4,5 gigawatt di capacità energetica per alimentare i data center necessari all’addestramento e al funzionamento dei modelli avanzati di intelligenza artificiale. Una quantità di energia che, per dimensione, può essere paragonata a quella consumata da circa 4 milioni di persone o generata da più di due dighe di Hoover.

Si tratta di una richiesta infrastrutturale imponente che evidenzia il cambio di paradigma nel settore: non sono più solo i chip a trainare il mercato dell’AI, ma anche il cloud, divenuto oggi un asset strategico tanto quanto l’hardware.

L’effetto immediato sui mercati: Oracle vola in borsa

L’impatto dell’accordo si è fatto sentire immediatamente sui mercati finanziari. In seguito alla diffusione della notizia, Oracle ha registrato un’impennata in Borsa fino al 40%, portando la sua capitalizzazione di mercato da 678 a 943 miliardi di dollari. Un balzo che ha avuto effetti anche sulla ricchezza dei suoi vertici: Larry Ellison, co-fondatore della società, ha superato Elon Musk in termini di patrimonio personale, raggiungendo i 393 miliardi di dollari.

A dare ulteriore spinta ai titoli Oracle, oltre al contratto con OpenAI, sono stati i dati trimestrali superiori alle attese e l’annuncio di quattro nuovi contratti plurimiliardari nel solo ultimo trimestre, che hanno portato le prenotazioni a 455 miliardi di dollari contro i 138 miliardi del trimestre precedente.

L’intelligenza artificiale cambia la geografia del potere tecnologico

L’accordo con OpenAI evidenzia un altro passaggio fondamentale nella trasformazione del settore tecnologico: la centralità crescente del cloud come elemento abilitante dell’AI. Se fino a ieri l’attenzione era concentrata soprattutto sui chip, in particolare quelli Nvidia, oggi sono i data center e la potenza computazionale distribuita a rappresentare la nuova frontiera della competizione.

Oracle, spesso vista come outsider rispetto ai colossi del cloud come Amazon (AWS), Microsoft (Azure) e Google (GCP), sta ora recuperando terreno in modo aggressivo, proprio grazie alla sua capacità di offrire infrastrutture dedicate e scalabili per applicazioni di intelligenza artificiale avanzata.

I rischi di una bolla e le incognite future

Nonostante l’entusiasmo del mercato, alcuni analisti mettono in guardia da una possibile sopravvalutazione dell’intero comparto. L’enorme flusso di investimenti in infrastrutture per l’AI, unito alla velocità con cui le aziende si stanno impegnando in contratti pluriennali e multimiliardari, potrebbe generare una bolla speculativa, simile a quella delle dot-com nei primi anni 2000.

Inoltre, resta aperta la questione della sostenibilità energetica. Un contratto da 4,5 gigawatt comporta sfide significative in termini di impatto ambientale, gestione della rete e approvvigionamento. Sarà quindi fondamentale capire come verrà prodotta questa energia e quali saranno i compromessi tra crescita tecnologica e sostenibilità ambientale.

Considerazioni finali

L’accordo tra OpenAI e Oracle rappresenta un punto di svolta per l’intero settore tecnologico e per l’economia digitale. Non solo per l’entità dell’investimento, ma anche per le implicazioni strategiche che questo comporta sul lungo periodo. In un contesto in cui l’intelligenza artificiale sta ridisegnando i confini del potere economico, la battaglia per il controllo dell’infrastruttura cloud è appena cominciata.

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