Le azioni Atlantia volano sull’FTSE Mib, e probabilmente si tratta di una reazione molto positiva alle notizie riguardanti la controllata Aspi. Ebbene, la famiglia Benetton starebbe contrattando con il governo italiano la cessione del 40-50% delle quote.
Il governo potrebbe decidere di acquistare le quote tramite la Cassa Depositi e Prestiti, e l’ F2i. Insomma, le autostrade potrebbero tornare nella mani dello stato (leggi anche: “Autostrade: per Atlantia concessioni non rinnovate”).
Al momento però, si segnala un calo dell’80% del trasporto su gomma, e di conseguenza degli introiti che calano anch’essi nella stessa percentuale.
Ma, c’è sempre un ma se si è costretti a trattare con la famiglia Benetton. Infatti la cessione delle quote avverrà solo a determinate condizioni.
Come già anticipato, le autostrade italiane potrebbero tornare sotto il controllo del governo, che al momento sta valutando l’acquisto delle quote di maggioranza di Aspi.
Quest’ultima è la società che gestisce le autostrade, ovvero Autostrade per l’Italia Spa, che a sua volta è controllata da Atlantia. Che a sua volta è controllata dalla holding Edizione che ne detiene il 30% delle quote, ovvero il pacchetto di maggioranza. La suddetta holding è controllata dalla famiglia Benetton. E lo schema dovrebbe finire qui.
Comunque sia, il crollo dell’80% del trasporto su gomma ha costretto Atlantia alla cassa integrazione per ben 1500 dipendenti. Insomma, il momento è piuttosto difficile per la società che gestisce le autostrade, le restrizioni in vigore hanno giocato anch’esse un ruolo fondamentale in questo crollo.
Anche le azioni Atlantia se la passano maluccio, a parte il rialzo-monstre di oggi (ovviamente alla notizia di un eventuale cessione di Aspi, il titolo è schizzato verso l’alto). E qui che entra in gioco il governo, intenzionato ad acquistare il pacchetto di maggioranza di Aspi e procedere ad un riassetto societario.
Le linee di credito che lo Stato (Cassa Depositi e Prestiti) vanta nei confronti di Atlantia è pari a 1,2 miliardi di euro, e il suddetto “valore” potrebbe essere trasformato in equity. Nell’operazione potrebbe entrare anche F2i, ovvero il fondo statale destinato allo sviluppo ed alla realizzazione di infrastrutture.
Atlantia, dal canto suo, chiede qualcosa in cambio per la cessione delle quote di maggioranza di Aspi. Stiamo parlando dell’esenzione dall’articolo 35 contenuto nel Decreto Mille Proroghe, ovvero quello che sancisce la revoca delle concessioni autostradali.
Ebbene, Atlantia chiede che gli venga riconosciuto un indennizzo ridotto per l’estinzione anticipata della concessione, attualmente valida fino al 2038. L’indennizzo ammonta a ben 7 miliardi di euro. Inoltre, è prevista anche l’entrata dell’Anas per quanto riguarda la parte gestionale.
L’articolo in questione sembra dare molte complicazioni alla società, soprattutto per quanto riguarda la bancabilità della stessa, ritenuta ormai non affidabile dalla stragrande maggioranza delle agenzie di rating. E ricordiamo che anche le altre controllate di Atlantia non se la stanno passando affatto bene, come ad esempio Aeroporti di Roma, Autogrill, e Abertis (di cui detiene il 50%).
Infine, i benefattori (la famiglia Benetton) accetterebbero la riduzione del 5% delle tariffe autostradali (anche perché Atlantia rimarrà comunque come azionista di minoranza) e il pagamento immediato della penale di 2 miliardi di euro inflitta alla società a causa del crollo del Ponte Morandi.
E certo, 2 miliardi di euro si potrebbero pagare anche cash dopo che ne hai ricevuti ben 7 come indennizzo. La “plusvalenza” è pari a 5 miliardi di euro. I calcoli sappiamo farli anche noi.
Forse è la famiglia Benetton che ancora non ha valutato bene i danni causati in passato.
Sia ai genovesi che all’Italia intera.