L’intelligenza artificiale e il nuovo volto del finanziamento circolare: un ecosistema in evoluzione
Nel cuore della rivoluzione tecnologica guidata dall’intelligenza artificiale, si sta consolidando un nuovo e ambizioso modello di investimento: quello delle operazioni di finanziamento circolare. Questo approccio, sempre più utilizzato da giganti del settore come OpenAI, Nvidia, AMD e Oracle, prevede un flusso bidirezionale di capitali, infrastrutture e partecipazioni azionarie, dove i fornitori di tecnologia e i loro principali clienti diventano anche investitori strategici reciproci. In pratica, un’azienda come OpenAI acquista hardware da Nvidia o AMD per alimentare i propri modelli di AI, ma allo stesso tempo riceve capitali e investimenti da quelle stesse società, creando un ciclo finanziario chiuso e altamente interconnesso.
Queste partnership multimiliardarie non sono semplici collaborazioni tecniche: rappresentano un cambio di paradigma nei rapporti tra aziende di semiconduttori, startup di AI e fornitori di infrastruttura cloud. Si tratta di alleanze strategiche che possono ridisegnare gli equilibri del mercato, generare enormi ritorni, ma anche innescare nuovi rischi sistemici.
Quanto è sostenibile questo modello? Sta davvero alimentando l’innovazione, o si tratta di una bolla pronta a scoppiare? E cosa ci dicono i segnali che arrivano da Wall Street?
Accordi strategici: miliardi in gioco e potere tecnologico
Il primo accordo di rilievo riguarda la collaborazione tra OpenAI e AMD, un’intesa che punta a ridisegnare gli equilibri nel mercato dei chip per l’intelligenza artificiale, storicamente dominato da Nvidia. OpenAI ha siglato un contratto da diversi miliardi di dollari con AMD, che prevede la fornitura di 6 gigawatt di potenza di calcolo attraverso chip dedicati, specificamente sviluppati per soddisfare le esigenze computazionali delle reti neurali avanzate. In cambio, OpenAI potrà acquisire fino al 10% delle azioni legate alle performance di distribuzione dei chip AMD, secondo un modello di milestone agreement. Una struttura che lega strettamente il successo commerciale del fornitore all’evoluzione dell’ecosistema AI.
Ma non si tratta di un caso isolato. Un accordo precedente con Nvidia aveva già gettato le basi di questo modello circolare: si stima un valore complessivo di circa 100 miliardi di dollari, in cui Nvidia ha investito direttamente in OpenAI, la quale a sua volta ha acquistato massicce quantità di GPU prodotte dalla stessa Nvidia, rafforzando ulteriormente il suo vantaggio competitivo.
Sul fronte dell’infrastruttura cloud, OpenAI ha concluso una partnership da 300 miliardi di dollari con Oracle, per l’utilizzo e l’espansione dei servizi di calcolo distribuito. Oracle, in questo scenario, non si limita a essere un fornitore di cloud: diventa un pilastro essenziale dell’infrastruttura AI, stringendo un legame finanziario che supera la semplice fornitura tecnologica.
Wall street si interroga: opportunità o bolla speculativa?
Nonostante l’entusiasmo dei protagonisti, gli analisti di Wall Street lanciano segnali d’allarme. Lisa Shalett, Chief Investment Officer di Morgan Stanley, ha espresso preoccupazioni sul fatto che queste dinamiche assomiglino a comportamenti da “cattivi attori” in una fase terminale di una bolla speculativa. In altre parole, secondo Shalett, i giochi di scambio azionario e gli accordi incrociati possono nascondere una fragilità strutturale, dove la crescita non è più sostenuta da fondamentali economici reali, ma da aspettative autoreferenziali.
Ancora più netto è il giudizio di David Solomon, CEO di Goldman Sachs, il quale prevede una correzione del mercato entro i prossimi 12-24 mesi, paragonando l’attuale corsa agli investimenti in AI alla bolla dot-com degli anni 2000. Solomon avverte che il mercato sta correndo troppo in fretta verso valutazioni fuori scala, guidato da una narrazione euforica che potrebbe presto scontrarsi con la realtà dei ritorni economici.
A rafforzare queste visioni è l’analisi di Julien Garran, economista presso MacroStrategy Partnership, secondo cui la bolla AI sarebbe 17 volte più grande della dot-com e quattro volte più grande di quella immobiliare del 2008. Garran sottolinea che la sola spesa per infrastrutture AI rappresenta l’1,1% della crescita del PIL degli Stati Uniti, e che i principali hyperscaler stanno spendendo oltre 400 miliardi di dollari all’anno in hardware, data center e servizi cloud. Numeri che, se non sostenuti da ritorni concreti, potrebbero trasformarsi in una mina per l’intero sistema finanziario.
Oltre il trilione: dimensioni e implicazioni sistemiche
Secondo fonti vicine agli ambienti finanziari, la somma totale degli accordi e delle partecipazioni incrociate attivati da OpenAI supera il trilione di dollari, ovvero più del doppio della valutazione attuale della stessa società. Una sproporzione che sta alimentando i timori di una vulnerabilità sistemica simile a quella che ha preceduto la crisi finanziaria del 2008.
Nel caso in cui una delle società coinvolte non fosse in grado di rispettare le milestone contrattuali o venisse travolta da una crisi di liquidità, il rischio di un effetto domino tra fornitori, investitori e partner strategici potrebbe diventare reale. L’interconnessione è talmente profonda che una singola falla potrebbe compromettere l’intera filiera dell’innovazione AI.
Tuttavia, Sam Altman, CEO di OpenAI, ha difeso apertamente queste operazioni, dichiarando che sono necessarie per costruire un’infrastruttura AI su scala globale. Secondo Altman, la concentrazione di capitale e know-how in pochi attori permetterà di accelerare lo sviluppo dell’AI in modo efficiente e sicuro, con ricadute positive per tutta l’industria. Ma anche questa visione ottimista è oggetto di dibattito.
Equilibrio tra progresso e rischio: quale futuro per l’ai finanziaria?
Il fenomeno del finanziamento circolare nel settore dell’intelligenza artificiale rappresenta una frontiera avanzata dell’innovazione finanziaria, ma espone l’intero ecosistema a rischi di natura sistemica, spesso sottovalutati. Se da un lato queste alleanze permettono lo sviluppo rapido di tecnologie dirompenti, dall’altro gonfiano le valutazioni, creano dipendenze incrociate e possono portare a un collasso sincronizzato in caso di crisi.
Gli investitori dovrebbero adottare un approccio più prudente, valutando con attenzione la solidità dei fondamentali e la sostenibilità dei modelli di business. Le autorità regolatorie, dal canto loro, potrebbero iniziare a monitorare più da vicino queste dinamiche per prevenire l’insorgere di nuove fragilità sistemiche.
Il futuro dell’intelligenza artificiale non si giocherà solo sulla potenza dei modelli, ma anche sulla resilienza finanziaria delle aziende che li sviluppano. In un mondo dove tutto è connesso, ogni investimento è anche una scommessa sull’equilibrio del sistema.