Fondata nel 2021 sotto l’egida delle Nazioni Unite, la Net-Zero Banking Alliance (NZBA) rappresentava uno degli sforzi più ambiziosi mai intrapresi dal settore bancario per affrontare la crisi climatica. Con circa 150 istituzioni finanziarie aderenti e asset in gestione pari a 74 trilioni di dollari, l’obiettivo dichiarato della NZBA era allineare le operazioni bancarie con la transizione verso emissioni nette zero entro il 2050.
La strategia dell’alleanza prevedeva la definizione di obiettivi scientifici, la trasparenza sugli investimenti e la progressiva eliminazione del sostegno finanziario ai settori ad alta intensità di carbonio. Il progetto era parte integrante dell’iniziativa più ampia dell’ONU denominata Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ), creata per convogliare i capitali verso un’economia decarbonizzata.
Tuttavia, in meno di cinque anni, l’intero impianto si è sgretolato. Come è stato possibile che un’iniziativa così vasta, sostenuta da attori istituzionali e privati a livello globale, abbia conosciuto una fine così repentina? E cosa ci dice questo crollo sul futuro della finanza sostenibile?
Crisi interna e dissoluzione formale dell’alleanza
Il colpo finale è arrivato venerdì 3 ottobre 2025, quando, dopo mesi di incertezza, la Net-Zero Banking Alliance ha ufficialmente annunciato la cessazione delle operazioni. La decisione è stata presa con un voto interno tra i membri rimasti, i quali hanno optato per sciogliere la struttura formale dell’alleanza e trasformare le sue linee guida in un semplice framework volontario.
Un portavoce della NZBA ha dichiarato: “A seguito di una valutazione collettiva e del progressivo ridimensionamento della partecipazione globale, la NZBA cessa immediatamente le attività come piattaforma formale. Il framework per la decarbonizzazione bancaria rimarrà disponibile per l’adozione volontaria”.
Questa dichiarazione ha sancito la fine di un progetto che, solo pochi anni prima, era considerato il modello di riferimento per l’impegno ambientale del settore bancario. La dissoluzione è stata la conseguenza di una fuga massiccia di membri, avvenuta in particolare nel corso degli ultimi dodici mesi.
Il ruolo determinante di Wall Street
Il primo segnale di crisi è arrivato dagli Stati Uniti. Il 6 dicembre 2024, Goldman Sachs è stata la prima delle grandi banche statunitensi a ritirarsi ufficialmente dall’alleanza. La sua uscita ha innescato un effetto domino: nel giro di poche settimane, Wells Fargo (20 dicembre), Citigroup e Bank of America (31 dicembre), Morgan Stanley (2 gennaio 2025) e infine JPMorgan Chase (inizio gennaio) hanno tutte annunciato la loro uscita dalla NZBA.
Il contesto politico statunitense ha giocato un ruolo centrale. Dopo la rielezione di Donald Trump e il suo insediamento a gennaio 2025, le pressioni da parte dell’establishment repubblicano sono aumentate. Diversi politici conservatori hanno minacciato azioni legali contro le banche aderenti alla NZBA, accusandole di violazioni antitrust e discriminazione nei confronti dei settori energetici tradizionali.
In particolare, Ken Paxton, Procuratore Generale del Texas, ha avviato una serie di indagini e azioni legali nei confronti di alcune banche accusate di boicottare le compagnie petrolifere e del gas, sulla base di presunte violazioni delle leggi sulla concorrenza.
L’effetto domino sulle banche europee
Dopo la ritirata delle principali banche statunitensi, l’alleanza ha perso gran parte del proprio peso sistemico. Nei mesi successivi, anche in Europa la tenuta dell’NZBA è venuta meno. HSBC è uscita ufficialmente a luglio 2025, seguita da Barclays e UBS ad agosto.
In una nota diffusa alla stampa, Barclays ha dichiarato: “Con l’uscita della maggior parte delle banche globali, la NZBA non dispone più di una base operativa solida per continuare ad esistere come organizzazione basata sulla membership. Continueremo ad adottare pratiche sostenibili, ma in modo indipendente”.
La perdita del sostegno dei grandi istituti anglosassoni ha reso la struttura dell’alleanza insostenibile. Al momento dello scioglimento, solo una manciata di banche regionali continuava a farne parte, rendendo inevitabile la decisione di cessare le operazioni.
Le reazioni della società civile e degli attivisti climatici
La fine della NZBA è stata accolta con forte delusione e indignazione da parte degli attivisti ambientali. Numerosi gruppi per la giustizia climatica hanno definito la dissoluzione “un tradimento” degli impegni presi in sede internazionale.
Jeanne Martin, rappresentante dell’organizzazione britannica ShareAction, ha dichiarato: “Le banche hanno una responsabilità concreta nella lotta al cambiamento climatico. Sciogliere la NZBA in questo modo significa abbandonare le promesse fatte ai cittadini, agli investitori e alle generazioni future”.
Nonostante la cessazione delle attività formali, l’NZBA ha confermato che il proprio framework climatico rimarrà pubblico e potrà essere adottato su base volontaria. Tuttavia, l’assenza di un meccanismo di monitoraggio e rendicontazione centralizzato rischia di ridurre drasticamente l’efficacia di tali strumenti.
Prospettive future e riflessioni
La dissoluzione della Net-Zero Banking Alliance apre interrogativi profondi sul ruolo delle istituzioni finanziarie nella transizione ecologica. L’interferenza politica, in particolare negli Stati Uniti, ha dimostrato quanto fragile possa essere un impegno ambientale privo di basi legislative solide e resistenti alle oscillazioni geopolitiche.
In un momento storico in cui la crisi climatica richiederebbe una mobilitazione senza precedenti da parte del sistema finanziario, la fine della NZBA rappresenta un passo indietro significativo. Ma evidenzia anche una realtà scomoda: gli sforzi volontari non bastano, se non accompagnati da norme vincolanti, controlli indipendenti e una volontà politica condivisa.
Il rischio, ora, è che altri consorzi simili possano subire pressioni analoghe, minando ulteriormente la credibilità della finanza sostenibile. L’abbandono di un’alleanza di questa portata segna un momento cruciale nella definizione del futuro rapporto tra finanza e clima.