L’UE spinge sull’euro digitale per contrastare le criptovalute private

Scritto da Redazione Online - 19/09/2025 - 0 visualizzazioni
L’UE spinge sull’euro digitale per contrastare le criptovalute private

L’euro digitale torna al centro del dibattito europeo, non solo come strumento innovativo per i pagamenti, ma come leva fondamentale per garantire l’autonomia monetaria dell’Unione. L’Eurogruppo, riunito a Copenhagen, ha discusso i prossimi passi da compiere per accelerare un’iniziativa considerata sempre più prioritaria.

Il progetto, promosso dalla Banca Centrale Europea, nasce come risposta alla crescente diffusione delle stablecoin, criptovalute private il cui utilizzo si espande a ritmi elevati, anche grazie all’appoggio di attori politici internazionali, come Donald Trump.

Le autorità europee vedono in queste valute private un rischio concreto per la stabilità finanziaria, oltre che un pericolo strategico: lasciare spazio a strumenti controllati da soggetti extra-europei significherebbe rinunciare al controllo sui canali chiave del sistema economico.

Il nodo politico: chi decide quanto euro digitale potrà detenere ogni cittadino?

Il confronto tra i ministri delle Finanze europei si è concentrato su una questione tecnica ma cruciale: il tetto massimo di euro digitali che ogni cittadino potrà detenere nel proprio wallet. Non si tratta solo di stabilire una cifra, ma di definire un processo decisionale chiaro, condiviso e stabile. Il dibattito ruota infatti attorno a chi avrà il potere di decidere su questi limiti: la Banca Centrale Europea oppure i governi nazionali?

Per superare le divergenze, la presidente della BCE Christine Lagarde ha proposto un compromesso: una consultazione ufficiale tra Francoforte e i governi europei due anni prima dell’emissione dell’euro digitale, seguita da una proposta formale sul tetto massimo un anno prima del lancio. La decisione finale richiederà il consenso di una maggioranza qualificata rafforzata tra gli Stati membri, ovvero il livello più alto di consenso previsto dalle regole europee.

Resistenze dal sistema bancario: la sfida delle casse di risparmio tedesche

Non tutti nel settore finanziario guardano con favore al nuovo strumento. Tra gli oppositori più espliciti ci sono le sparkassen, le casse di risparmio regionali tedesche, che temono un impatto negativo sui depositi bancari tradizionali. In alternativa all’euro digitale, queste realtà promuovono il sistema Wero, una piattaforma di pagamento già attiva in Germania, Francia e Belgio, basata su bonifici istantanei.

Secondo Stefan Reuss, presidente dell’Associazione delle Casse di Risparmio dell’Assia-Turingia, la priorità dovrebbe essere quella di adottare Wero come unico sistema di pagamento europeo, evitando di introdurre una nuova valuta digitale destinata ai cittadini.

Una posizione condivisa anche da alcuni eurodeputati, come Fernando Navarrete (PPE), che nel suo recente documento intitolato “Abbiamo veramente bisogno dell’euro digitale?” ha sollevato perplessità sull’efficacia dell’iniziativa.

BCE e commissione UE rassicurano: l’euro digitale non sostituirà le banche

Per contrastare le critiche, la Banca Centrale Europea ha intensificato la comunicazione verso il sistema bancario. Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo BCE e responsabile del progetto, ha sottolineato che le banche avranno un ruolo centrale nella distribuzione dell’euro digitale, saranno remunerate per i servizi forniti e non verranno addebitate loro commissioni aggiuntive.

Inoltre, a differenza dei depositi bancari, gli euro digitali non saranno remunerati, evitando di innescare una competizione diretta tra le due forme di moneta.

La Commissione Europea si è espressa con chiarezza in merito. Il commissario all’Economia Valdis Dombrovskis ha dichiarato che l’euro digitale rappresenta un passo cruciale per mantenere il controllo tecnologico sui pagamenti europei e rafforzare la resilienza del mercato interno.

In assenza di un’iniziativa pubblica forte, ha spiegato, il rischio è che il futuro delle transazioni digitali in Europa venga deciso altrove, tra le grandi piattaforme americane e le stablecoin private.

La sfida è anche geopolitica: proteggere l’autonomia tecnologica europea

Oltre agli aspetti economici, la posta in gioco è anche geopolitica. Le autorità europee temono che, in assenza di un euro digitale, il mercato dei pagamenti possa finire completamente nelle mani di player extraeuropei, come Visa, Mastercard o le grandi piattaforme digitali. In questo contesto, il controllo sul sistema dei pagamenti non è solo una questione tecnica, ma un elemento centrale della sovranità tecnologica e politica dell’Unione.

Chiara Scotti, vicedirettrice generale della Banca d’Italia, ha ribadito che integrare le stablecoin nelle piattaforme digitali potrebbe creare squilibri strutturali, alterando la concorrenza e compromettendo la fiducia dei cittadini. Serve, quindi, una regolamentazione che garantisca pari condizioni per tutti gli operatori, e che permetta all’Europa di governare l’evoluzione del sistema dei pagamenti, anziché subirla.

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