Ottobre 2025 verrà ricordato come uno dei momenti più turbolenti per il mercato delle criptovalute. In una sola giornata, Ethereum (ETH) ha registrato un impressionante crollo del 20%, passando da quasi 4.300 dollari a un minimo di circa 3.400, prima di recuperare parzialmente fino a stabilizzarsi intorno ai 3.850 dollari. Il sell-off è stato innescato da shock geopolitici e macroeconomici, in particolare dall’annuncio dei nuovi dazi commerciali da parte dell’ex presidente Donald Trump, che ha innescato un’ondata di avversione al rischio in tutti i mercati finanziari.
Tuttavia, nonostante il panico diffuso e le liquidazioni record, un elemento ha attirato l’attenzione degli analisti: l’accumulo massiccio di ETH da parte dei cosiddetti whale e investitori istituzionali.
Cosa spinge questi attori a muoversi in controtendenza durante i crolli di mercato? E quali potrebbero essere le conseguenze per il prezzo di Ethereum nel breve e medio termine?
Il crollo di Ottobre 2025: dinamiche e cause
Il crash di ottobre ha avuto proporzioni storiche: in sole 24 ore sono stati liquidati oltre 19 miliardi di dollari in posizioni a leva, una delle cifre più alte mai registrate nel mercato delle criptovalute. Ethereum, colpito più duramente rispetto ad altri asset digitali, ha visto una volatilità estrema che ha scosso la fiducia di molti retail trader.
Il catalizzatore principale del crollo è stato l’annuncio a sorpresa del ritorno dei dazi doganali da parte di Trump, misura che ha alimentato timori di una nuova guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. I mercati tradizionali hanno reagito con forti ribassi, trascinando con sé anche gli asset digitali, che si sono confermati ancora una volta altamente correlati al sentiment macroeconomico globale.
L’accumulo dei whale e delle istituzioni
A differenza degli investitori retail, molti grandi player hanno visto nel crollo un’opportunità di ingresso. Secondo i dati on-chain analizzati da Lookonchain, due wallet collegati a BitMine Immersion Technologies hanno ritirato complessivamente 33.323 ETH — per un valore di circa 126,4 milioni di dollari — da exchange centralizzati come FalconX e Kraken. Questo movimento ha avuto luogo proprio nelle ore di massima volatilità.
Parallelamente, un altro indirizzo whale ha acquistato 14.165 ETH (55,5 milioni di dollari) tramite FalconX, Coinbase e Wintermute. Questi acquisti non rappresentano operazioni speculative di breve termine, bensì segnali di strategia accumulativa nel medio-lungo periodo.
BitMine Immersion Technologies, in particolare, si conferma una delle entità con il più ampio tesoro di Ethereum al mondo, con oltre 2,83 milioni di token in portafoglio, equivalenti a circa 13,4 miliardi di dollari e pari al 2% della supply totale in circolazione.
Dal mese di aprile 2025, circa 68 istituzioni hanno acquisito complessivamente 5,26 milioni di ETH (circa 21,7 miliardi di dollari), pari al 4,3% dell’intera offerta disponibile. Inoltre, gli ETF Ethereum attualmente detengono circa 6,75 milioni di token, portando il controllo istituzionale complessivo a circa il 10%.
Il trend delle riserve sugli exchange: effetto squeeze in atto
Uno dei segnali più forti a favore di un possibile trend rialzista futuro riguarda la drastica riduzione delle riserve di ETH sugli exchange. Nelle 48 ore successive al crollo, sono stati ritirati circa 230.000 ETH dagli exchange centralizzati, per un controvalore di quasi 900 milioni di dollari.
Le riserve complessive sono così scese ai minimi dal 2016, con appena 14,8 milioni di ETH ancora presenti sugli exchange. Questo rappresenta un calo del 52% rispetto ai massimi storici e indica una tendenza al trasferimento degli asset in wallet di custodia privata o in soluzioni di staking, tipicamente associate a strategie di lungo termine.
Un’offerta sempre più scarsa sul mercato spot aumenta la possibilità di un effetto squeeze, ovvero una dinamica in cui la domanda eccede rapidamente l’offerta, spingendo al rialzo il prezzo in modo improvviso e potente.
Prospettive per il prezzo di ETH
Storicamente, le fasi di accumulo da parte dei whale hanno spesso anticipato importanti rally. Secondo diversi analisti, Ethereum potrebbe tornare a quota 4.300 dollari entro la fine di ottobre 2025, con target più ambiziosi tra i 6.500 e i 7.500 dollari entro il primo semestre del 2026, in base alle proiezioni di alcune banche d’investimento.
La pressione di vendita, attualmente, rimane contenuta grazie alla crescente diffusione dello staking e alla fiducia crescente nei fondamentali del protocollo Ethereum. Dal solo 11 ottobre, i whale hanno accumulato oltre 80.000 ETH, un segnale chiaro di fiducia nonostante l’elevata volatilità di breve termine.
Implicazioni strategiche e di lungo termine
L’evento di ottobre rappresenta un punto di svolta nell’evoluzione del mercato Ethereum. La crescente presenza istituzionale e il controllo di una parte significativa dell’offerta totale da parte di pochi attori potrebbero avere conseguenze profonde sulla futura dinamica del prezzo.
Inoltre, la riduzione delle riserve sugli exchange suggerisce che il mercato sta entrando in una fase di consolidamento che potrebbe fare da base a una nuova espansione dell’ecosistema Ethereum. In un contesto di crescente regolamentazione e interesse istituzionale, Ethereum si consolida come asset strategico, non solo per gli investitori crypto, ma anche per il sistema finanziario globale.