Il mercato delle criptovalute ha assistito a un evento storico: Bitcoin ha raggiunto un nuovo massimo storico di $125.689 durante la sessione asiatica, superando il precedente record di $124.514 fissato appena due mesi fa, il 14 agosto. Con un incremento del 2,68% in sole 24 ore, la principale criptovaluta ha trascinato con sé l’intero settore, riflettendo una serie di forze convergenti tra geopolitica, dinamiche di mercato e rinnovato interesse istituzionale.
Ma cosa ha davvero spinto Bitcoin a questi livelli? È solo una corsa speculativa o c’è una trasformazione strutturale in atto nella percezione di questo asset? E perché proprio ora, durante una nuova crisi politica negli Stati Uniti?
Proseguiamo nell’analisi per comprendere tutte le dinamiche che hanno portato a questo straordinario movimento.
Liquidazioni short: oltre 200 milioni bruciati in poche ore
Uno dei principali catalizzatori del rialzo è stato l’effetto a catena delle liquidazioni di posizioni short. Nelle ultime 24 ore, sono stati chiusi forzatamente oltre $200 milioni di posizioni ribassiste, di cui $100 milioni in una sola ora. Questo fenomeno, ben noto nel mondo delle criptovalute, alimenta la volatilità e innesca movimenti esplosivi dei prezzi.
Quando un trader apre una posizione short su Bitcoin, scommette sulla sua discesa. Se però il prezzo sale rapidamente, la posizione va in perdita e, oltre un certo limite, viene chiusa automaticamente dal sistema, comprando Bitcoin per coprire la posizione. Questo acquisto forzato, chiamato short squeeze, genera ulteriore pressione al rialzo, innescando un effetto domino. Più posizioni short vengono liquidate, più il prezzo sale, causando ulteriori liquidazioni.
In un mercato già teso come quello attuale, questa dinamica ha avuto un effetto amplificato, spingendo Bitcoin ben oltre i massimi storici precedenti.
Bitcoin come bene rifugio: il ruolo della crisi politica usa
Il nuovo record arriva in un contesto politico turbolento: siamo al quarto giorno di shutdown del governo degli Stati Uniti, un blocco parziale delle attività federali causato dalla mancanza di accordo sul bilancio. Storicamente, questi eventi generano incertezza nei mercati tradizionali, ma stavolta Bitcoin sembra beneficiarne.
Geoff Kendrick, analista di Standard Chartered, ha sottolineato come Bitcoin stia progressivamente assumendo il ruolo di bene rifugio, un asset in grado di proteggere gli investitori dai rischi politici e dall’instabilità governativa. Non è un caso che la criptovaluta si stia muovendo sempre più in sintonia con alcuni indicatori di rischio sovrano USA, come i premi sui titoli di Stato a lungo termine (Treasury term premiums).
Un confronto significativo va fatto con lo shutdown del 2018-2019, durato 35 giorni: in quel contesto, Bitcoin non registrò variazioni significative, segno che la sua percezione nel mondo finanziario era ancora immatura. Oggi, invece, Bitcoin si comporta come un asset globale e sensibile ai grandi temi macroeconomici, segnalando un cambiamento profondo nella narrativa dominante.
ETF Bitcoin: afflussi record da oltre 3 miliardi di dollari
Un altro fattore determinante del rally è stato il ritorno massiccio di capitale istituzionale. Gli ETF statunitensi su Bitcoin hanno registrato afflussi per 3,24 miliardi di dollari nell’ultima settimana, il secondo valore più alto di sempre, appena al di sotto del record di 3,38 miliardi raggiunto a novembre 2024.
Il cambio di rotta è stato netto: la settimana precedente, i fondi ETF avevano subito deflussi per 902 milioni di dollari, un segnale di incertezza. Ora, al contrario, il trend è marcatamente positivo. Secondo Iliya Kalchev, analista presso Nexo, questo ritmo di afflussi potrebbe portare al ritiro dal mercato di oltre 100.000 BTC nel solo quarto trimestre, cifra più che doppia rispetto all’offerta prevista di nuovi Bitcoin (circa 45.000 BTC nel periodo considerato).
L’ondata di capitali ha spinto il prezzo di Bitcoin fino a $123.996 nella giornata di venerdì, toccando i livelli più alti da oltre sei settimane e consolidando un trend rialzista che trova sempre più basi concrete nella domanda reale e nella fiducia degli investitori istituzionali.
Effetto domino sul mercato crypto: Ethereum sopra i $4.500
Come spesso accade nei rally di Bitcoin, anche il resto del mercato delle criptovalute ha beneficiato dell’entusiasmo generale. Ethereum ha superato la soglia psicologica dei $4.500, registrando un rialzo deciso, mentre XRP e Solana hanno mostrato guadagni a doppia cifra nel corso della settimana.
Gli investitori parlano già di “Uptober”, soprannome che il mese di ottobre si è guadagnato negli anni per le sue performance positive storiche. In effetti, i dati confermano che ottobre è il secondo mese più favorevole dell’anno per Bitcoin, con una media di guadagno del 20%, secondo solo a novembre, che storicamente ha offerto un aumento medio del 46%.
Il sentiment nel mercato crypto è tornato fortemente positivo, e i segnali di una fase “bullish” sostenuta non mancano.
Prospettive: Bitcoin verso i $135.000 (o oltre)
Le previsioni a breve termine si fanno sempre più ottimistiche. Standard Chartered vede Bitcoin proiettato verso i $135.000 nelle prossime settimane, mentre alcune stime più aggressive parlano di prezzi superiori ai $200.000 entro la fine del 2025, spinti dal consolidamento come asset istituzionale e dalle politiche monetarie globali sempre più accomodanti.
L’attuale congiuntura segna un punto di svolta per Bitcoin: non più solo un asset speculativo, ma uno strumento rifugio riconosciuto, che risponde alle tensioni macroeconomiche e attrae capitali da parte di fondi, banche e investitori sofisticati.
In un mondo segnato da inflazione, instabilità politica e debiti pubblici crescenti, Bitcoin si sta ritagliando un ruolo sempre più centrale nel panorama finanziario globale.