Male, anzi malissimo per il nostro famoso cane a sei zampe. La multinazionale Eni fa ancora una volta parlare di sé, questa volta ci pensa direttamente il CEO dell’azienda, Claudio Descalzi.
L’amministratore delegato del gruppo petrolifero, nella giornata di ieri, è stato impegnato in un controllo della Guardia di Finanza. Le autorità hanno infatti perquisito l’abitazione di Descalzi con l’intento di trovare prove significanti riguardo l’indagine in corso.
In pratica si tratta di aver effettuato operazioni a favore di ENI per un controvalore di 300 milioni di euro, escludendo però la società stessa e gli azionisti che non sapevano nulla di ciò che stava accadendo.
A questo punto il caso diventa misterioso.
Sommario
L’accusa per il CEO di Eni è quella di aver affittato navi e servizi logistici da parte di Eni, attraverso una società con sede in Lussemburgo. Il tutto senza comunicazioni a cda e azionisti del gruppo petrolifero. In seguito è stato scoperto che a capo della società lussemburghese ci fosse Maria Magdalena Ingoba, moglie di Descalzi.
Da qui sono scattate le indagini, la Guardia di Finanza vuole vederci chiaro. E’ sicuramente una situazione alquanto strana che ci fa sentire odore di truffa. Il controvalore dei noleggi ? Ben 300 milioni di euro. La notizia è stata annunciata proprio dal gruppo italiano, che con un comunicato stampa ufficiale dichiara di “respingere le accuse”.
I fatti sono avvenuti tra il 2007 ed il 2018, quando la moglie di Descalzi controllava il Gruppo Petro Service, attraverso la Cardon Investments sa (holding lussemburghese). Ingoba, di origine congolesi, aveva il pieno controllo di 5 società con sede nel continente africano, tra Congo, Ghana, Gabon e Mozambico. L’affitto di navi e servizi logistici per 300 milioni di euro sono quindi riconducibili alla Cardon Investments sa. Ingoba ha dichiarato di non aver mai sentito parlare di questo società, e di conseguenza mai avuto a che fare con lei.
Eppure, a noi risulta che la Cardon Investments sa all’epoca dei fatti, fosse controllata da due fiduciare cipriote. Quella di maggioranza, che possedeva il 66 % di Cardon era la Cambiasi Holding LTD, riconducibile alla stessa Ingoda moglie di Descalzi. Il restante era posseduto dalla Maggiore LTD del business-man Alexander Anthony Haly. Poi, l’8 Aprile 2014 la Cambiasi Holding cede tutte le quote alla società di Haly, che diventa proprietario al 100 % di Cardon.
La vendita del pacchetto di maggioranza è, guardacaso, successa 6 giorni prima che l’allora premier Matteo Renzi nominasse Descalzi come amministratore delegato. Ricordiamo infatti che il 30 % di ENI è posseduto dal Tesoro, e quindi lo Stato ha sempre la possibilità di bloccare operazioni straordinarie o non gradite.
Insomma, il potere decisionale è alto.
Quindi, a nostro parere la nomina di Descalzi e la coincidenza con la vendita dell’intero pacchetto azionario di Cambiasi (società della moglie) a Maggiore LTD (società di Haly) è stata un’operazione dedita a nascondere il noleggio di navi e servizi di logistica.
Poi, sempre secondo quanto riferito da Eni, si è passati da nessun legame con Petra Service a forniture per 174 milioni di euro in 5 anni. Ebbene, la verità viene sempre a galla, e sembra proprio che la multinazionale del petrolio stia provando ad arrampicarsi sugli specchi.
Continueremo a seguire la vicenda, per ora, questo è tutto.